BISCOTTI DELLA FORTUNA: il fine pasto da ristorante cinese, che non è cinese.
Nei ristoranti cinesi dopo aver mangiato riso alla Cantonese, spaghetti in agrodolce, pollo all’ananas, involtini primavera, nuvole di drago, wonton e gelato fritto arriva il momento del conto. Ed è in questo momento, che assieme allo scontrino fiscale entrano in scena loro: i biscotti della fortuna.
Irrinunciabile momento mistico in cui rompendo la cialda croccante, esce un rotolino di carta con su scritta la profezia.
Ebbene, dietro questi dolcetti croccanti e misteriosi c’è una storia sorprendente che però non viene dalla Cina. Eh già, i biscotti della fortuna di cinese hanno solo il nome!
Per raccontare questa storia dobbiamo trasferirci a San Francisco in California verso la fine dell’Ottocento. La città è un crocevia di culture, un autentico melting pot dove convivono europei, messicani e anche una vivace comunità giapponese. Nel 1894 al Golden Gate Park si tenne una grandissima fiera, tra i vari padiglioni c’era il Giardino giapponese del tè ideato da Makoto Hagiwara, un architetto giapponese emigrato negli States. Ebbene, in quel tripudio di ruscelli e templi, l’architetto Makoto serviva ai visitatori un piccolo biscotto con all’interno un bigliettino. Nulla a che vedere con i biscotti della fortuna, però. Si trattava infatti di un bigliettino di ringraziamento per chi passava dal Giardino giapponese del tè.
Questi biscotti ebbero un’incredibile successo.
A Makoto l’idea era venuta dai tsujiura senbei ossia dei biscotti che venivano regalati nei santuari di Kyoto sin dal XVIII secolo, con all’interno contenuta una preghiera. Si trattava di biscotti più grandi e con l’impasto più morbido senza burro e vaniglia, ma con miso e sesamo.
Ma, come spesso accade, arriva la genialità del marketing.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la comunità giapponese americana venne internata e a prendere in mano l’idea dei biscotti fu David Jung, un cinese che aveva fondato a Los Angeles nel 1916 la Hong Kong Noodle Company.
Jung iniziò a produrre biscotti con all’interno non dei ringraziamenti o delle preghiere ma un messaggio benaugurale; i biscotti erano dolci e croccanti e venivano venduti ai ristoranti cinesi della West Coast. Il biscotto divenne improvvisamente “cinese”.
Negli anni 50’ e 60’, con l’esplosione della cucina esotica i biscotti della fortuna divennero un simbolo di fine pasto nei ristoranti cinesi di tutto il mondo ma, ironia della sorte, in Cina nessuno sapeva cosa fossero.
Anzi, quando vennero esportati a Pechino negli anni ‘80, i consumatori cinesi li guardarono perplessi considerandoli la solita americanata. Non avevano tutti i torti!
Oggi i biscotti della fortuna sono considerati un’icona pop.
Ce ne sono per tutti i gusti: al cioccolato, di dimensione gigante, vegani, personalizzati. Alcuni contengono anche proposte di matrimonio ma la maggior parte ha solo citazioni sgrammaticate.
Il fil rouge però è il bisogno di credere che in fondo anche un biscotto possa dirci qualcosa sul nostro destino, un po’ come i fondi di caffè o le stelle cadenti con la differenza che in questo caso la fortuna è confezionata in una cialda croccante.
Le storie di cucina sono infinite, così come i suoi protagonisti. Manca il Sale, è un podcast originale di Annalisa Sandri. La voce della sigla è di Vittorio, la produzione e il sound design di Michael Hammer. Tutte le puntate di MANCA IL SALE, le puoi ascoltare su udinepodcast.it.
MANCA IL SALE lo puoi ascoltare su Amazon Music, Spotify, YouTube Music e Apple Podcast.




