
Pizza e Fichi: un modo di dire o una ricetta vera e propria?
La storia della pizza farcita con pomodoro, basilico e mozzarella ed intitolata alla Regina Margherita -sì, la stessa che mangiava il pollo con le dita- la conosciamo tutti. Il pizzaiolo Raffaele Esposito… i reali in visita a Napoli… la vicenda è nota.
Ma qui non vogliamo le vicende note, qui vogliamo quelle strane, se poi sono nate per caso, ancora meglio!
Ebbene, la pizza come noi la conosciamo e siamo abituati a mangiarla è tutto sommato una ricetta recente. Non esattamente databile, ma di sicuro posteriore all’arrivo in Italia del pomodoro dalle Americhe. Infatti la pizza tradizionale, la Marinara, ha tra i suoi ingredienti abbondante pomodoro, oltre ad una valangata di aglio.
Ma quindi, prima di Cristoforo Colombo e dei suoi amici esploratori, non si mangiava la pizza? Si mangiava, si mangiava.
Sembra che la mangiassero già gli antichi egizi e che poi sia passata attraverso l’antica Grecia che, una volta divenuta Magna, l’avrebbe portata fino a noi. Non era esattamente una Capricciosa o una Quattro formaggi, ma pur sempre di pizza si trattava.
C’è però una storia curiosa, nata tra le mura della Città del Vaticano, che riguarda proprio una pizza.
All’epoca di questa vicenda era Papa Pio V, al secolo Antonio Ghisleri, originario di Bosco Marengo in Piemonte, gran inquisitore e uomo inflessibile. Oltretutto, Sua Santità era benedettino pertanto rigoroso e rispettoso della regola Ora et labora. Pio V, tra le tante, scrisse anche una bolla papale a difesa degli animali intitolata De salute gregis con la quale interdiceva la corrida che, nella Roma dell’epoca, era di gran moda.
Siamo nel 1565, quasi ‘66. Mentre a Malta i cavalieri dell’ultimo ordine militare crociato resistono agli Ottomani e Torquato Tasso si trasferisce bel bello a Ferrara come cortigiano dei Duchi d’Este, nelle cucine del Vaticano si fa quel che si può tenuto conto che il Papa mangiava poco e, con buona probabilità, era vegetariano.
Ma Pio V aveva ereditato dal suo predecessore un personal chef, che si chiamava Bartolomeo Scappi.
Bartolomeo, originario del lago Maggiore, era considerato uno dei più raffinati cuochi del Rinascimento, abituato a organizzare banchetti per reali, prelati e varia nobiltà dell’epoca. Quindi tavole imbandite con ogni bendidio, tripudi di selvaggine e salmì.
Il nostro Masterchef passò alla storia per aver scritto un libro di ricette intitolato “Opera dell’arte del cucinare” nel quale… tadà… si parla anche di pizza. Colpo di scena: una pizza nel 1565, quasi ‘66!
Ma com’era questa pizza? Un cibo umile -ricordiamoci che Pio V era un uomo frugale- composto da un disco di pasta cotto al forno e farcito con i fichi. Proprio così: pizza e fichi!
Al giorno d’oggi quando diciamo “mica pizza e fichi” facciamo riferimento al fatto che si è preparato un banchetto luculliano senza badare a spese. Un pranzo quindi degno anche di un Papa.
Eppure c’è stato un tempo in cui, il personal chef proponeva pizza e fichi proprio al Papa in persona, trattandosi oltretutto di un piatto perfettamente in linea con un’alimentazione sana e vegetariana.
Le storie di cucina sono infinite, così come i suoi protagonisti. Manca il Sale, è un podcast originale di Annalisa Sandri. La voce della sigla è di Vittorio, la produzione e il sound design di Michael Hammer. Tutte le puntate di MANCA IL SALE, le puoi ascoltare su udinepodcast.it.
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