
Spritz, l’intricata storia dell’aperitivo color arancio.
Da che ora è lecito bere uno spritz? I puristi e gli esperti di bon-ton direbbero che gli aperitivi -volendo considerare tale lo spritz- andrebbero bevuti dopo le 18. Nelle peggiori osterie della Giudecca si può tranquillamente ordinare e bere uno spritz di primo mattino, mentre il Codice della Strada dice che non andrebbe bevuto affatto.
Però, prima di concentrarci su orari e affini, chiediamoci da dove arriva questo drink che tanto successo riscuote in ogni angolo del Bel Paese.
Iniziamo dal nome. Ebbene, il termine Spritz deriverebbe dal tedesco spritzen che significa spruzzare ed è riferito alla profana usanza dei soldati asburgici -che agli inizi del 1800 dominarono il Lombardo Veneto- di allungare il vino bianco con dell’acqua frizzante. Per i palati teutonici infatti, il vino bianco prodotto in queste regioni, il beneamato Tocai, aveva una gradazione alcolica eccessiva che doveva essere smorzata con dell’acqua.
Tant’è che ancor oggi in Friuli, ma anche a Vienna, se si ordina semplicemente uno Spritz, arriva un bel bicchierone di vino bianco, acqua frizzante e fettina di limone d’ordinanza.
Per veder servito il modaiolo cocktail color arancio, dobbiamo però arrivare a tempi più recenti.
Nel XIX secolo i bitter, ossia gli amari, venivano prodotti dai farmacisti come rimedio medicinale per i problemi di stomaco. In caso di gastrite o reflusso, erano considerati una mano santa…
A capire che i bitter, con quel sapore amarognolo, potessero essere ottimi come aperitivo fu un tale sig. Gaspare Campari. Proprio lui in persona!
Studioso di liquori, il sig. Gaspare inventò il “Bitter all’uso di Hollanda”, che divenne talmente popolare da essere ribattezzato “Bitter Campari”. Nel 1867 il sig. Campari aprì un bar a Milano nella Galleria Vittorio Emanuele da poco inaugurata, che chiamò “Caffè Campari”. Qualche anno più tardi, uno dei suoi figli aprirà sempre nella Galleria Vittorio Emanuele il “Caffè Camparino” dove l’aperitivo Campari e soda veniva servito grazie a degli innovativi sistemi, refrigerato al punto giusto.
Ma ritorniamo nel Lombardo Veneto, anzi nel Triveneto e per l’esattezza a Venezia dove ad un certo punto allo Spritz che chiameremo classico, ossia quello con acqua e vino, pensarono bene di aggiungere una goccia di bitter, il Select.
Più o meno contemporaneamente nella vicina Padova fecero una cosa del tutto simile e allo Spritz aggiunsero l’Aperol. Ta-dà!
Siamo nel 1919 e i fratelli Luigi e Silvio Barbieri avevano ereditato una fabbrica di liquori dal padre. Dopo vari esperimenti, misero sul mercato un’audace bibita dal colore arancione che chiamarono inizialmente “Aperò”, nome ispirato alla terminologia francese. La ricetta originale, che viene usata tutt’oggi, è segreta. Di certo ci sono arance, sia amare che dolci, la radice di genziana e il rabarbaro fatti macerare in alcool.
Negli anni ‘90 lo Spritz con l’Aperol divenne un cocktail popolarissimo, ma fu agli inizi degli anni 2000, grazie all’acquisizione di Aperol da parte del gruppo Campari e del battage pubblicitario che ne conseguì, che l’ascesa si fece inarrestabile. Memorabile lo spot con la modella brasiliana Amanda Rosa Da Silvia che serviva Spritz Aperol in un succinto abitino color arancio: “Happy people. Happy Aperol.”.
Le storie di cucina sono infinite, così come i suoi protagonisti. Manca il Sale, è un podcast originale di Annalisa Sandri. La voce della sigla è di Vittorio, la produzione e il sound design di Michael Hammer. Tutte le puntate di MANCA IL SALE, le puoi ascoltare su udinepodcast.it.
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