Il Bosco Pineta

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So e Nanà
So e Nanà
Il Bosco Pineta
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Il mulino del cinghiale Zummi aveva macinato ovetti di moscerino e zanzare tutto il giorno; la farina zanzarina era finalmente pronta.

I fratelli topolini, della rinomata pasticceria Troc erano arrivati giusto in tempo, i sacchettini da caricare sul loro carretto erano pronti.

I piccoli roditori erano panettieri e maestri dolciari veramente sopraffini, il loro segreto era nelle ricette della bis, bis, bisnonna Troc, la Magnifica e Inimitabile maestra dolciaria di Bosco Pineta; una vera pioniera della farina zanzarina.

La volpe Issù divo indiscusso, frontfox e chitarrista della Forest Rock band, passava le sue giornate nella Taverna Luppolosa.

Il proprietario del locale, il Pettirosso Indi era il batterista del gruppo e Manai, un lupo timidissimo e dolce, il bassista ma in realtà avrebbe potuto suonare qualsiasi strumento, era un virtuoso della musica, un eccezionale polistrumentista.

Appena il sole tramontava, i tre amici salivano sul palcoscenico del locale e suonavano ininterrottamente per un paio d’ore.

La sera, al bancone a servire la clientela assetata, c’erano le gemelle ranocchie, le due più belle ranidi del pianeta, Silena aveva gli occhi grandi blu ed era la fidanzata di Indi, Grame invece aveva gli occhi verdi, e un sorriso che incantava.

Erano sempre molto eleganti, vestite in modo ricercato e perfettamente truccate, per le ciglia usavano il fango dello stagno della Zanza e per le labbra le bacche rosse della vite d’orso.

La luppolosa e il succo d’uva erano le due bevande preferite dagli abitanti del bosco, la prima veniva prodotta dalla distilleria Cioc.

Le tre sorelle puzzole erano le vere anime dell’azienda, conoscevano tutti i segreti per la produzione della golosa bevanda, mentre i fratelli erano molto abili nel reperire le materie prime, la lùppola e l’erbetta matta, oltre ad occuparsi delle consegne.

La produzione del succo d’uva era tutta un’altra storia, un prodotto molto ricercato, gustato solo per occasioni specialissime. Venivano usati soltanto gli acini perfettamente maturati ed integri alla pigiatura.

Il processo di lavorazione prevedeva numerose fasi: la spremitura che doveva essere fatta dolcemente, spesso un violinista accompagnava questo procedimento proprio per assicurare che l’uva non diventasse amara, a seguire una prima fermentazione nel tino dove venivano rivolte solo parole di grande apprezzamento al succo, una seconda nella bottiglia che avveniva in una stanza poco illuminata e molto silenziosa.

Mi rendo conto che sia un procedimento assai complicato da descrivere, e mi scuso per la divagazione, volevo capiste l’originalità di questa bevanda.

La famiglia Bloch era la più importante produttrice di questo nettare sublime, erano pavoni reali di colore blu, in assoluto il massimo dell’aristocrazia della Selva.

Avremo modo, di approfondire un’altra volta, la vita nel Bosco, vorrei invece raccontare, di quando lo straniero domestico entrò a far parte della comunità Pineta.


I racconti del riccio So e della gufetta Nanà, è un testo originale di Nicoletta Agosto, la voce narrante è di Renata Bertolas, la produzione e il sound design sono di Michael Hammer.

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Autore

  • Da bambina voleva diventare una pianista, una trapezista del circo o una Charlie’s Angels... Crescendo le idee sono cambiate tuttavia, sono rimaste sempre confuse. Durante questa lunga ricerca di senso su quale fosse esattamente il suo ruolo nel mondo, ha viaggiato molto, studiato filosofia ed imparato ad amare l’arte. Abita a Udine insieme al marito, alla figlia e al gatto Ortensia.

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Episodio 2