
Raffaella Gregoris: “In cosmetica non basta l’apparenza, c’è in gioco la salute”
Concreta e passionale, vive con determinazione ogni obiettivo che si pone, senza mai perdere il sorriso. Curiosa, è attratta da tutto ciò che stimola mente e cuore. Distratta quanto basta per meravigliarsi ogni giorno, è affettuosa con chi ama davvero. Iperattiva, si concede le giuste pause, dove ritrova chiarezza e centratura.
Raffaella Gregoris, cosa significa per lei “fare cosmetica onesta”?
La cosmetica onesta, secondo me, è un concetto che mi ha guidato in questi anni. Significa mettere tutta la mia attenzione all’interno del prodotto e quindi in ogni singolo ingrediente, più che non nel packaging o nell’apparire. Quindi una cosmetica fatta solo di ingredienti eh bio-compatibili e anche bio-degradabili e che siano in grado di passare ed essere assorbiti attraverso la pelle, perché tantissimi ingredienti neppure penetrano.
Oggi molti parlano di “clean beauty”: crede che il termine sia stato abusato?
Assolutamente sì, anche perché non c’è una definizione legale del termine, è solo una definizione di marketing. Quello che io intendo per clean beauty è appunto un tipo di cosmetica che evita l’utilizzo di micro-plastiche come petrolchimica o siliconi, che limita l’uso di conservanti. Nel mio caso proprio non li utilizziamo. Significa essere clean anche nel concetto del packaging, quindi un packaging che sia ecosostenibile e che riduca al massimo l’impatto ambientale.
È corretto dire che Bakel nasce da un’esigenza personale, diventata poi passione?
Diciamo un po’ sì, nel senso che io per prima, quando ero bambina e anche da ragazzina, avevo sviluppato tutta una serie di allergie a tante sostanze chimiche e quindi ho sempre posto molta attenzione in quello che era il mondo dei cosmetici che potevo o non potevo utilizzare. E quindi proprio da lì, e poi dalla mia passione per la chimica, nasce Bakel.
Qual è stata la sfida più grande nel proporre un modello così essenziale e trasparente?
Le sfide sono state tante e non finiscono mai, nel senso che c’è sempre spazio per un miglioramento. Forse tecnicamente una delle sfide più grandi che ho affrontato è stata quella di eliminare totalmente i conservanti. Non è stato facile, ha richiesto anni di studio e poi sicuramente tutto il progetto, che ancora è in corso, dello sviluppo del primo cosmetico stampato in 3D attraverso un processo di elettro spinning.
Ha ricevuto molti riconoscimenti e successi commerciali: eppure, non si ferma mai. Perché?
Perché è la mia passione, perché mi piace il mio lavoro, perché mi piace soprattutto la parte di ricerca e all’interno di Bakel mi occupo appunto di ricerca e sviluppo e… cerco, e cerchiamo anche col team di migliorarci sempre, di porci sempre nuovi obiettivi. Credo che sia una cosa bellissima in tutti i campi, non solo nel mio.
Cosa significa per lei “essere autentici” in un settore tanto competitivo?
L’autenticità per me è una parola che va di pari passo con la parola trasparenza. E io penso che oggi un consumatore che voglia comprare un cosmetico davvero qualitativo debba diventare un consumatore per forza più evoluto, cioè deve avere un certo bagaglio di conoscenza, perché altrimenti ci facciamo portare via dalle logiche del marketing e non siamo capaci di riconoscere quella che è la vera qualità del prodotto, ma ci fermiamo alle apparenze. In cosmetica questo non si può fare perché l’utilizzo dei cosmetici ha molto a che fare con la nostra salute.
Il suo approccio, è più scientifico o più umanistico?
Sicuramente più scientifico. Mi è sempre piaciuta la chimica, mi sono appassionata alla chimica cosmetica, chiaramente occupa la maggior parte del mio tempo, tutta la parte appunto di sviluppo e di ricerca, quindi decisamente più scientifico.
Il lavoro: le ha insegnato di più sulla pelle o sulle persone?
Entrambe, nel senso che di pelle mi occupo da sempre e nel ruolo che ricopro oggi, e per la crescita che ha avuto la mia azienda, ovviamente ho a che fare con tantissime persone, conosco nuove persone tutti i giorni, quindi è chiaro che è sempre un’esperienza che mi porta a conoscere tanti aspetti di tanti mondi e tante persone molto diverse, da quelli del mondo della scienza al marketing, alle persone che si occupano di PR, quindi… Entrambe.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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