Andrea Tomasin: “Le parole sono la farmacia dell’anima”!
Dotato di grande energia, vive con ottimismo e ama esplorare nuovi orizzonti, sempre alla ricerca di esperienze che possano ampliare la sua prospettiva. Ha un forte senso di giustizia e un’inclinazione naturale a ispirare gli altri. L’ambizione e la voglia di essere al centro delle situazioni lo spingono a mettersi in gioco con entusiasmo. Schietto e diretto nelle opinioni, possiede una personalità magnetica che suscita attenzione e rispetto.
Andrea Tomasin, lei è un capo stazione, un radiofonico e un arbitro di pallavolo: è difficile classificarla!
Mi piace molto il fatto di essere difficilmente classificabile, difficilmente incasellabile. Credo sia una prerogativa dell’essere umano, no? La complessità fa parte di questo mondo e, alla fine della fiera, noi stessi siamo complessi e articolati.
Con tutte queste attività, quando si rilassa?
Purtroppo mi rilasso poco, trovo sempre qualcosa da fare, qualcosa da leggere, qualcosa da vedere, un modo di fare che è ormai diventato la malattia, direi che è la piaga del nostro mondo moderno. Abbiamo troppe cose da fare e poco tempo per farle tutte.
Onde Furlane, il suo primo lavoro; Oggi è uno dei Fratelli Lugosi…
Mantengo e manterrò sempre il legame con il mondo della comunicazione e, in particolar modo, con questa radio. La nostra trasmissione è particolare, molti la potrebbero tranquillamente definire oscena, ma è la nostra ora e mezza d’aria. Siamo un gruppo di persone che non si prendono molto sul serio e che sdrammatizzano su qualsiasi tema. A volte anche andando al di là di quello che viene considerato normale. Credo che in fondo tutti noi abbiamo necessità di un attimo, un’ora, una giornata, in cui riuscire a sfogarci. Ecco, noi lo facciamo con le parole, farmaci dell’anima.
In un mondo polarizzato, come riesce a mantenere l’obiettività?
È difficile, qualche filosofo ha sostenuto che addirittura è impossibile. Io credo che ognuno di noi abbia una visione ben precisa della propria vita, del mondo, delle credenze che lo guidano. L’obiettività si raggiunge secondo me nel momento in cui una persona riesce a “leggere” i fatti ma è anche profondamente conscio dei bias e dei pregiudizi che governano il suo stato d’animo. Una persona con un contesto culturale diverso dal mio può ovviamente vedere le cose secondo una luce diversa, e avere opinioni diverse degli stessi fatti, non necessariamente le due visioni sono in conflitto
Come diventa arbitro di pallavolo?
Avevo due amici che facevano gli arbitri di basket, e si divertivano a farlo. A 18 anni, dovendo iniziare l’università ho pensato di farlo pure io, abbandonando la pallavolo giocata e decidendo di far parte del settore arbitrale nello sport che amo di più.
La scaramanzia è una malattia, o un’opportunità?
Sul lungo periodo tende a diventare una malattia, sul breve periodo è una necessità di mettere ordine all’interno di un mondo, o quanto meno è così che la vivo. Un aneddoto che voglio condividere: quando arbitravo parcheggiavo l’auto sempre nello stesso posto, in base al palazzetto in cui andavo. Da un lato era un gesto scaramantico, dall’altro era un sistema per settare il mio cervello in modo tale da entrare nella routine dell’arbitraggio. Tanti grandi campioni dello sport, siano essi calciatori, baskettari, pallavolisti, ma ne è un riferimento anche l’ultima lettera di Federer a Nadal, vivono una rigida routine, a mezza via fra la scaramanzia, l’essere ossessivo/compulsivi o, come hai detto tu, vogliosi di cogliere un’opportunità. L’opportunità in questo caso della vittoria.
Da poliedrico qual’è, ci svela dove trova l’energia?
Non ne ho idea, sono una persona molto molto pigra, in verità, lavoro sempre al minimo, ma vado sempre avanti. Odio sprecare le energie, ecco questo sicuramente. Credo sia quella la chiave, mi hanno sempre insegnato che essere costanti rende di più che avere grandi fiammate. Dal canto mio cerco sempre di fare in modo che la fiammella sia piccolina ma sempre accesa.
Perché vede il mondo come una ferrovia?
Perché la ferrovia è una metafora della vita: si parte, ci si ferma, si riparte, si arriva. Il viaggio è la metafora della nostra vita, e non possiamo mai sapere dove saremo diretti.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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