
Claudio Bardini: “Oggi dobbiamo dedicare del tempo ai giovani”!
Determinato e curioso, unisce rigore e visione. Con i piedi ben saldi a terra e lo sguardo rivolto all’orizzonte, costruisce con pazienza ogni traguardo, guidato da un ideale che lo spinge sempre oltre. Ha uno spirito libero ma concreto, ama le sfide e crede nel potere dell’impegno. Sa che ogni passo, anche il più piccolo, può condurre verso qualcosa di grande.
Claudio Bardini: che significato dà alla parola educatore?
Il termine educazione deriva dal verbo latino educere o educare, entrambi col significato di trarre fuori, allevare. Credo che educare non è riempire un secchio ma accendere un fuoco. Educare è un mestiere a tempo pieno, educare è un lavoro continuo e in continua evoluzione. L’educazione va intesa proprio come aiuto alla vita.
Suo padre le ha insegnato ad essere un galantuomo. Quale vorrebbe che fosse la sua eredità?
Ma, mio padre mi riportava spesso quanto pronunciava il Premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello nel dramma “Il piacere dell’onestà” che recitava: “È molto più facile essere un eroe che un galantuomo”. Eroi si può essere una volta, tanto, galantuomini si deve essere sempre, tutta la vita. Vede, mio padre che amava Udine era un generale del genio Guastatori, pilota di elicotteri e aerei e mi ricordava spesso cosa significa essere galantuomo: uomo leale, onesto, di principi e di comportamenti retti, di buona educazione e di buon comportamento sociale.
Perché cita spesso i filosofi greci?
Alcuni anni or sono, la professoressa Chiara Fragiacomo, docente di storia e filosofia dello Stellini, mi regalò un libro dal titolo “La palestra di Platone”. Filosofia come allenamento e l’autore Simone Regazzoni, col suo scritto mi ha ulteriormente ispirato ad approfondire il concetto della sinergia fra corpo e mente. La ginnastica del corpo e quella della mente devono andare di pari passo.
Nel suo DNA c’è il basket. Questo sport cosa le ha insegnato?
Credo che oggi lo sport possa essere considerato uno strumento di socializzazione, di inclusione, di integrazione e una vera opportunità per migliorare la qualità della vita e il benessere psicofisico di tutti i cittadini. Poi, da uomo di scuola, ritengo che il fair play possa essere un assist per l’educazione civica, materia di insegnamento obbligatoria con tanto di valutazione.
Cosa ha significato per lei aver dato vita a “Basket Non Solo”?
Nel 1996 sono stato uno dei soci fondatori dell’Associazione Sportiva “Basket Non Solo”, gruppo formato da persone prevalentemente paraplegiche a causa di incidenti stradali e che ha conquistato questo team sette titoli italiani a squadre con la disciplina delle handbike. Da quando frequento queste persone speciali mi sento più ricco d’animo. È proprio vero che lo sport è scuola di vita e che grazie allo sport queste persone hanno ripreso la strada della vita. E come dice Eros: “la vita vale il prezzo di biglietto”. Ecco che il basket è uno sport che tende verso il cielo.
Quali sono i presupposti alla base del progetto “Nonni/Nipoti”?
Ci deve essere un alleanza tra le generazioni. I giovani devono interloquire con gli anziani e gli anziani con i giovani. Nella progettualità denominata “Oltre le Generazioni” si ritiene che la relazione nonni nipoti da sempre sia un legame eterno. Quale migliore occasione di muoversi insieme per sensibilizzare il dialogo tra queste diverse generazioni? La progettualità mira al coinvolgimento degli studenti del Liceo Classico Stellini e i propri nonni per svolgere della ginnastica insieme. Bisogna promuovere un invecchiamento attivo in salute, contrastando la sedentarietà e l’abbandono.
Lei dice che le manca il tempo, ma se lo avesse riuscirebbe davvero a fare tutto?
A sessantasette anni abbondanti ho ancora molta energia e non mi accontento delle ventiquattr’ore di una giornata, in quanto ritengo che nella vita non contano i passi che fai né le scarpe che usi, ma le impronte che lasci. Ed è proprio vero che il tempo è l’unica cosa che non ritorna. E dunque è giunta l’ora di pensare ai propri cari, in primis ai miei nipoti Leonardo e Francesco.
Professore allo Stellini e all’Università di Udine. Che tipo di gioventù vede farsi avanti?
Oggi bisogna dedicare del tempo ai giovani. Dobbiamo imparare ad ascoltarli, avere pazienza e una mente aperta ed entrare in empatia con loro. Credo che da insegnante ci sia un duplice vantaggio quando uno insegna, perché quando uno insegna si impara due volte. Molti oggi parlano dei giovani, ma non molti, ci pare, parlano ai giovani. I giovani d’oggi sono come i giovani di sempre, sono figli di questi tempi e di questa società. Hanno bisogno di adulti coerenti, credibili e che siano d’esempio.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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