Diego Berton: “Creatività e ribellione sono le fondamenta sulle quali si erge la mia esistenza”.
Con una profonda comprensione delle sue emozioni e di quelle degli altri, preferisce mantenere una certa distanza emotiva, fino a quando non si sente completamente sicuro di aprirsi. Protettivo e appassionato, ha una grande capacità di concentrarsi sui propri obiettivi. La resilienza gli ha permesso di superare le sfide e le avversità con tenacia, mentre il suo magnetismo gli ha garantito molti estimatori.
Diego Berton: come si diventa Consulente Sistemico Organizzativo?
Diventare consulente sistemico organizzativo è un percorso che intreccia, da un lato, la compressione profonda delle dinamiche umane, dall’altro, la capacità di leggere e interpretare i sistemi organizzativi. È un viaggio che inizia con una solida formazione in psicologia, sociologia, e nel mio caso studi approfonditi sia in economia che in filosofia.
Perché crede che l’unica verità sia il cambiamento?
Come insegna il flusso dell’essere, tutto ciò che ci circonda è un continuo divenire. Nella pratica consulenziale, questa percezione del cambiamento come unica costante mi consente anche di aiutare le organizzazioni ad anticipare e ad adattarsi piuttosto che a reagire. Psicologicamente, accettare il cambiamento è fondamentale per lo sviluppo sia individuale che collettivo, mentre sociologicamente possiamo dire che è essenziale per comprendere e influenzare le evoluzioni culturali all’interno di un gruppo o di una società più ampia.
Ci dia tre ragioni per essere disciplinati.
La prima è migliora l’efficacia, cioè cosa vuol dire? Che la disciplina è essenziale per trasformare le intenzioni in azioni concrete. Come secondo punto potrei dire che favorisce la crescita personale, senza altro, e l’ultimo infine stare bene. Ognuno di noi ha la propria routine, anche se non la costruisce. Solo che alle volte la routine non è propriamente funzionale al nostro star bene. Poter allineare questi due fronti permette di vivere meglio, di vivere con una certa solidità e un certo equilibrio.
Cosa ha significato il suo arrivo a Udine?
In una parola ricostruirmi. Diciamo che era un periodo emotivamente complesso e necessitavo di uno spazio diverso che mi aiutasse a portare una nuova energia ed un nuovo equilibrio dentro la mia vita. E devo dire che Udine ha saputo donarmi più di quanto avessi richiesto. Mi ha aiutato sia a trovare persone amiche, esperienze, nuove opportunità, libertà e quindi diciamo che è stato esaustivo.
Lei ama il Sud America e desidera visitare il Giappone. Ci conferma che gli opposti si attraggono?
Certo che sì, nel senso, noi siamo fatti di contraddizioni. Certamente Giappone e Latino America sono molto distanti apparentemente nei modi di vivere. Credo che comunque viaggiare negli opposti, visto che anche noi dentro abbiamo degli opposti, angeli e demoni. E senza conoscere e dare vita anche alla parte del demone, cercando di mantenere solo l’angelo, in realtà siamo molto distanti da raggiungere un’integrità della personalità.
Quanto è green la sua mente?
Io credo nel fatto che se si nota qualcosa che non funziona, bisogna agire, agire con intenzione. E quindi credo che una buona abitudine che ho creato nel tempo sia quella di non rimanere nel vagabondaggio tra lotta e fuga dentro la mia mente, quanto più trovare delle risposte prima in me e poi da portare con delle azioni concrete verso la società che mi circonda.
Lei è in possesso del suo senso di scopo?
Sì, l’ho creato prima di creare la mia attività, l’ho creato perché sentivo di avere bisogno di un perché. Perché cambiare carriera? Perché continuare a fare determinati studi? Perché fare tutto questo? E quindi a questo punto il mio scopo si è convertito nel promuovere il cambiamento, il cambiamento sociale in realtà.
Si identifica ancora con il ragazzo che andava in skateboard ai Rizzi?
Forse per un periodo volevo dissociarmene, ma è anche grazie a lui se oggi sono qui a raccontare quanto compreso del mondo, quanto sto facendo anche. Ogni tanto quando passo ai Rizzi, ricordo che la creatività, la ribellione erano i perni sui quali ruotava ogni mia scelta. Oggi posso dire che ho solo costruito su di essi, ma sono le fondamenta sulle quali si erge la mia esistenza.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la voce sintetica di Vittorio, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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