Grazie a Grease, Paola Selva ha fatto della musica la sua vita.
È pigra, ma non ha paura di affrontare le sfide della vita. Empatica, fa le sue scelte guidata dai sentimenti. Affettuosa, passa dall’entusiasmo all’introversione, in un battito di ciglia. Creativa, trova stabilità e sicurezza nella famiglia. La sua ambizione e il suo benessere emotivo, sono le due facce della stessa medaglia.
Paola Selva, il vento le ha portato la chitarra, ma la musica, come è entrata nella sua vita?
Io credo che la musica sia sempre stata nella mia vita, quindi è stato un processo naturale il fatto di accorgermi che la musica entrasse nella mia vita. Poi ci sono stati degli eventi che effettivamente hanno scatenato tutto l’irreparabile.
Lei è nata chitarrista classica. Perché ha deciso di passare all’acustica?
Anche qui è stato un processo molto naturale, qualcosa della quale non mi sono resa conto proprio in un momento specifico. Ho sempre ascoltato musica di tutti i tipi e quindi probabilmente è cresciuta in me nel tempo la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, e qualcosa di nuovo lo potevo fare solamente con uno strumento che conoscevo ma che era diverso dallo strumento classico. Quindi ecco la chitarra acustica.
In che modo il suo talento ha influenzato la sua vita?
Non so se si possa parlare di talento. Bisogna definire la parola talento. Io credo che ognuno di noi abbia una predisposizione per qualcosa, qualcosa che fa con piacere e quindi nel momento in cui c’è il piacere di farlo credo che sia tutto più facile. Diciamo che la predisposizione che io avevo per la musica ha influenzato totalmente la mia vita, perché la mia vita è una vita con la musica, nella musica, per la musica. Possiamo metterci tutte le posizioni che vogliamo.
Essendo anche un’artista di strada, come le appare Udine da questa prospettiva?
Udine dalla strada è bellissima. A me piace stare con la gente e il mio modo di stare con la gente è la musica. Da questa prospettiva Udine è bellissima perché attraverso la musica io ho la possibilità di incontrare le persone, di parlare con le persone e tutto ciò mi riempia veramente di gioia.
Lei si definisce: “la chitarrista che non ti aspetti”, ma si aspettava di diventare una chitarrista?
Assolutamente no, perché diciamo che la musica mi portava verso di sé, però non propriamente con uno strumento ben definito e soprattutto non con la chitarra, perché sarebbe stato l’ultimo strumento a cui avrei pensato. Però dal momento in cui ho messo il primo dito sulle corde non c’è stato più non ho nulla da fare, ero ormai catturata.
Come influisce il suo disordine creativo sulla sua vita?
È dirompente. Dirompente perché me lo trovo dappertutto, però ho imparato ad accettarlo e quindi anche a gestirlo e a non farmi proprio travolgere ma ad assecondarlo e a farne un punto di forza.
Perché il film Grease è stato per lei un punto di svolta?
Io ero piccola quando l’ho visto e per me è stata una rivelazione, autentica rivelazione. Tutto quello che si poteva fare con la musica era condensato in un film. Dai colori alla recitazione, alle canzoni, agli arrangiamenti, è stato per me veramente un punto di partenza. Probabilmente da lì è nata l’idea di fare della musica la mia vita.
Lei ama i giochi di parole, può dedicarne uno a Udine?
Ci sono giochi di parole molto facili per Udine, tipo solitudine per esempio, ma io direi che la parola che forse più rappresenta con gioco di parole la città è gratitudine, al meno per me, perché sono molto grata. Qui in città sono successe tante cose belle, alcune anche meno belle, sicuramente, però la gratitudine verso la città e verso i suoi abitanti è assolutamente grande.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la voce sintetica di Vittorio, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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