Lorenzo Vale: l’arte come contenitore di pensieri e meraviglia.
Empatico e visionario, vive sospeso tra sogno e realtà. Ha un’intuizione profonda, quasi magica, che lo guida più del ragionamento. Sensibile, accoglie le emozioni degli altri come fossero le proprie, trasformandole in creatività e gesti di cura. Protettivo, ama sentirsi parte di legami autentici. Il suo mondo interiore è vasto come il mare, silenzioso in superficie, ma pieno di correnti segrete.
Lorenzo Vale. È corretto affermare che le sue opere siano la proiezione del suo io?
Sì, è corretto, nel senso che ho iniziato a dipingere, ho iniziato a raffigurare in qualche modo il mio io più profondo, il mio interiore, ma ci sono poi stratificazioni e anche filtri che mi permettono di far sì che questo io venga in qualche modo anche depurato.
Porsi molte domande: necessità o virtù?
È connaturato al mio essere, alla mia posizione, alla mia sensibilità di artista e quindi è qualche cosa che mi arriva senza che io possa fermare queste domande, questi interrogativi, questi dubbi anche che mi arrivano, che mi occorrono giorno dopo giorno e che non posso fermare. Quindi è una necessità.
Da insegnante di storia dell’arte, ritiene che la conoscenza del passato sia essenziale per l’innovazione artistica nel presente?
Sì, più vado avanti nella mia ricerca e anche nella vita, più penso che chi voglia fare questo mestiere, chi operi nel campo dell’arte, debba tenere conto di quello che è già stato fatto per non ripetere in modo banale qualche cosa che qualcuno ha fatto meglio di te.
Perché ha scelto di aprire un atelier a Udine?
Anche questa è stata una necessità e quindi ho sentito il bisogno proprio di confrontarmi con chi è curioso del mio lavoro in modo naturale, entrando nel mio studio.
Lei definisce le sue opere contenitori di pensieri. Quale reazione si aspetta dal pubblico?
In realtà io non mi aspetto niente da chi osserva l’opera perché mi aspetto che sia egli stesso che porta la sua visione, porta la sua lezione a me. E quindi quello che vede con la sua sensibilità, con i suoi occhi e quindi con il suo potenziale di meraviglia.
La sua arte è stata definita “un cifrato cruciverba”. Si riconosce in questa descrizione?
Le mie opere non sono così misteriose perché in qualche modo escono dallo studio della storia dell’arte, ma anche momenti di vita quotidiana, da ricordi, e quindi sono dei collage, delle sovrapposizioni di vari momenti che sfuggono anche a me. Non hanno un sostrato di lettura alchemica, come è stato fatto, di mistero. Sono opere che vanno viste, che vanno guardate con gli occhi, se piacciono, amate col cuore.
Si dedica sia alla pittura a olio sia all’incisione. Ci sono temi che riserva a una tecnica piuttosto che a un’altra?
Allora, quando ho iniziato l’opera grafica, l’incisione, ho pensato semplicemente di ripercorrere le vie che avevano già percorso i grandi artisti del passato, a iniziare da Raffaello, da Dürer. Accade però poi che l’opera grafica abbia una vita e una storia a sé stante e che nasca proprio come un momento di creatività privata proprio dal suo modello che è a olio, in qualche modo, perché io lavoro a olio.
Come si svolge il suo processo creativo per dare forma alle opere?
Allora, il mio processo creativo parte da una sorta di illuminazione, perché c’è stato uno scatto nella mia psiche, nel mio mondo, per cui sento il bisogno proprio di dare forma a questa visione. Ma non potrebbe nascere se non anche dopo uno studio teorico, ma anche tecnico, per cui c’è un momento in cui io decido di creare, ma è un momento che arriva come un piccolo miracolo dopo una serie di letture, di visioni, di momenti di ascolto e dunque come la fine di un percorso.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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