Nutella, il successo di un nome vincente

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Manca il Sale
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Nutella, il successo di un nome vincente
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Nutella, il successo di un nome vincente

C’è chi ama il cioccolato e chi mente! Però c’è stato un periodo nella storia recente della nostra nazione in cui il cioccolato, anzi il suo ingrediente principale ossia il cacao, scarseggiava proprio.

Siamo negli anni 40 del secolo scorso, verso la fine del secondo conflitto mondiale. A Torino  c’è  la bottega di un pasticcere che si chiama Pietro Ferrero. Il sig. Ferrero preparava dolci buonissimi come il bònet e la torta gianduia, ma la mancanza di cacao non gli rendeva la vita facile.

Un giorno, mentre fuori dal suo negozio guardava il viavai di operai con in mano il loro pranzo costituito da un panino, gli venne un’idea geniale: preparare un dolce a base di nocciole piemontesi, che erano a buon mercato e zucchero, con una minima percentuale di cacao, abbastanza consistente in modo da poterlo affettare e inserire nel pane al posto dell’ormai introvabile tavoletta di cioccolata. Gli diede un nome evocativo, quello della maschera del Carnevale torinese: il Giandujot.

Il Giandujot piacque molto ai torinesi e venne prodotto per qualche anno, finché nell’estate del 1949 accadde qualcosa di imprevisto. In quel anno, mentre Fausto Coppi vinceva la trentaduesima edizione del giro d’Italia, le temperature raggiungevano vette elevatissime.

Nella bottega dei Ferrero, che intanto si erano trasferiti da Torino ad Alba a causa della crisi economica, i panetti di Giandujot si scioglievano come neve al sole. Michele Ferrero, che era succeduto al padre alla guida dell’azienda, di fronte a quella piccola catastrofe ebbe un’intuizione che cambiò per sempre la storia della sua famiglia e quella di tante altre persone.

Il Giandujot sciolto era comunque buonissimo e in più era semplice da spalmare sul pane. Chiamò questa deliziosa crema spalmabile dapprima “Cremalba” e quindi “Supercrema Ferrero” e iniziò a produrla a livello industriale. La Supercrema piaceva soprattutto ai bambini e i Ferrero la vendevano in tutta Italia.

Ma un’altra nube si preparava ad oscurare l’orizzonte.

Nel 1962 entrò in vigore una legge che impediva l’utilizzo dei superlativi nei nomi dei prodotti alimentari. Niente più iper, stra e super. Bel guaio per la Supercrema che ormai era da tutti conosciuta e apprezzata e soprattutto bel guaio per Michele Ferrero, che su questo prodotto aveva fatto un grosso investimento.

Come chiamare quindi la nuova Supercrema? “Crema al gianduia”? No, troppo lungo e impersonale. “Crema delle Langhe”? Nemmeno. Pensa che ti ripensa, finché ecco l’illuminazione “la chiamerò Nutella!” un nome composto da “nut” cioè nocciola in inglese e da “ella”, un suffisso tutto italiano.

Il successo della Nutella divenne, nel giro di pochi anni, mondiale. La Nutella è sinonimo di crema spalmabile alla nocciola e con innumerevoli tentativi di imitazione. Sin dalla sua nascita croce e delizia per la tipologia di ingredienti che la compongono, ma comunque venduta ovunque.

Mangiata a cucchiaiate direttamente dal vasetto oppure ingrediente per golosissimi dolci, come ad esempio una crostata alla Nutella.


La ricetta di questa puntata, la trovi con ingredienti, dosaggi, e passaggi, sul blog: mancailsale.it. Manca il Sale, è un podcast originale di Annalisa Sandri. La voce della sigla è di Vittorio, la produzione e il sound design di Michael Hammer. Tutte le puntate di MANCA IL SALE, le puoi ascoltare su udinepodcast.it.

MANCA IL SALE lo puoi ascoltare su Amazon Music, Spotify, YouTube Music e Apple Podcast.

Autore

  • Annalisa Sandri

    Mi chiamo Annalisa e amo cucinare. Se è vero che è l’amore a far girare il mondo, nel mio caso è stato per amore che ho imparato a spadellare ed è per amore e con amore che spadello ogni giorno. Devo ringraziare chi, proprio con amore (e con tanta pazienza!), assaggia le mie preparazioni, elogiando o criticando a seconda del risultato. Ed è la stessa persona che mi ha spinta a creare questo blog! Confesso che non ero in grado di cucinare nemmeno una pastasciutta (il risultato era una di queste opzioni: o scotta, o cruda, o insipida o… una salina!) e mi sono avvicinata ad un mondo di sapori, profumi e colori che mi ha conquistata. Ho iniziato da “grande”, frequentando nel 2003 un “corso base” di cucina, e da allora non mi sono più fermata. Ho frequentato decine di corsi di cucina… imparando a preparare un’infinità di piatti. Devo dire che tutto ciò che è “culinaria” mi affascina: libri e film sull’argomento, ristoranti e trattorie, preparati e composti, vini e pozioni… qualsiasi cosa purché entri nel mio mondo preferito. Non mi considero una cuoca, né ho velleità di esserlo! Prendo spunti, rielaboro, riassemblo e… quando cucino non mi accorgo del tempo che passa, non ho più pensieri né preoccupazioni, perché lo stare davanti ai fornelli è per me totale e puro relax!

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