Rebi Rivale: “Un terremoto di vento mi ha insegnato a vivere nel presente”!
È un concentrato di energia, ottimismo e spirito d’avventura. Curiosa, e sempre alla ricerca di nuove esperienze, ama la libertà e l’autonomia. Non ha paura di esprimere ciò che pensa ed è attratta da tutto ciò che la arricchisce. Motivata da grandi ideali, segue il cuore in ogni sua scelta, vivendo con intensità, e passione.
Rebi Rivale: è vero che un “terremoto di vento” le ha cambiato la vita?
Sì, ho vissuto una fase della mia vita in Asia, in Cina. Propriamente quello che chiamavamo un terremoto di vento, cioè una forte bufera di vento che spostava le macchine e faceva oscillare dei palazzi, si è abbattuto sulla cittadina in cui vivevo. È stato spaventoso, ho avuto paura di non esserci più il giorno dopo. Un po’ ti passano in mente la carrellata di cose, soprattutto quella frase quando avrò 50 anni farò. Ecco, tutti i miei farò in quel momento lì, sono diventati: No, basta, io domani potrei non esserci; quindi, quello che io desidero voglio metterlo in atto quanto prima. E quindi da quel grande spavento si è aperta una porta di altro tipo, una delle sliding door della mia vita.
Qual è stato il ruolo di Mogòl nella sua carriera?
Mogol ha avuto il grande pregio di costruire una scuola e lì ho incontrato per la prima volta delle altre persone che scrivevano musica perché io fino a quel momento non avevo condiviso con nessuno. E quindi ho capito anche che ero in una strada non giusta perché era da perfezionare, ma avevo fatto la scelta giusta, questo sì. E quindi conoscendo degli altri cantautori, sono iniziate poi, a parte le collaborazioni, ma anche un’immersione diversa da parte mia in quello che era il mondo della canzone e delle parole, perché io sono arrivata lì come autrice, più che come cantautrice.
Lei si definisce una cantautrice civile: Perché?
Un po’ credo per la necessità di tutto quello che è il mondo esterno, di classificare, no? E quindi di velocizzare un formato. È anche un po’ per preparare le persone che mi vengono a sentire e che magari pensano di ascoltare la storia là d’amore e invece io li do mazzate con storie drammatiche e tragiche che però sono vere.
Chi l’aiuta a fare la cosa giusta?
Oggi alle porte dei 50 anni la cosa giusta devo aver imparato a farla da sola. Certo è che c’è una voce che da sempre mi mia compagna che è che cosa farebbe tuo padre. E quindi tutte le volte che ho un dubbio o che mi trovo davanti una difficoltà, mi chiedo cosa farebbe mio padre e vado.
Come definirebbe Udine?
Ma Udine per me è stato il posto dove sono arrivata per amore e dove ho deciso di fermarmi, perché poi io mi sono innamorata di Udine. E con grande sorpresa a volte dei miei amici Udinesi. Io dico sempre che questo è un posto cortese, è un quartiere di mondo gentile perché io è questo che ho trovato Udine ed è questo poi che mi ha fermata qui.
Dice di essere pigra; ma il suo percorso racconta una storia diversa.
Non so come venire fuori da questa domanda, nel senso che sì, sono pigra e sono anche fortunata, nel senso che a volte mi sono ritrovata a vivere delle esperienze che magari in altre condizioni altre persone avrebbero dovuto faticare per vivere. Io sono stata fortunata. È vero che se mi guardo indietro ho fatto tante cose, ho vissuto tante esperienze in tanti posti, ma è anche vero che secondo me, guardando la vita, non dico di chiunque, ma di tantissime persone con la lente, si scoprirebbe che tutti hanno fatto tante cose, vissuto tante esperienze. Basta interpretarle poi.
Chi è Nina?
Nel mio cassetto delle canzoni sospese, che è quel cassettone dove butti le cose che non sai se recupererai mai, se maneggerai mai, se pubblicherai mai. C’è un pezzo che parla dell’arca di Noè, in cui io mi chiedo che cosa mi porterei, se io avessi un’arca di Noè, che cosa imbarcherei. E c’è una frase che dice: Nina la porto per il buon umore, è il mio sorriso di scorta quando le cose vanno male. Quindi Nina è il mio cane, per chi si sta chiedendo di chi parlo ed è la creatura che mi ha portato sicuramente il sorriso di scorta nella vita.
Se la vita fosse una battuta intrisa di cinismo, quale sarebbe il colpo di scena finale?
Perché se fosse?
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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