Udine centro ippico della sicurezza!
Immagina Udine come un grande centro ippico. Lì, al centro della pista, c’è sempre un cavallo pronto a essere montato. È il cavallo della sicurezza.
Ogni volta che un fatto di cronaca rimbalza sui giornali, ecco che vedi le forze politiche, di maggioranza e minoranza, mettersi in fila per saltare in sella!
C’è chi lo fa con eleganza, come un fantino di razza. C’è chi invece arranca, rischiando di cadere già al primo ostacolo. Ma tutti, indistintamente, vogliono cavalcare questo cavallo.
Perché la sicurezza è il destriero che promette applausi facili, titoli sui giornali e, soprattutto, qualche voto in più.
Il problema è che i cavalli della politica, a Udine come altrove, raramente sono dei purosangue.
Più spesso assomigliano a vecchi ronzini: si agitano tanto, scalpitano, fanno rumore… ma quando arriva il momento di galoppare davvero, arrancano. E allora la corsa si trasforma in una passerella, un carosello in cui ognuno mostra la propria postura a cavallo, senza andare molto lontano.
La maggioranza, naturalmente, deve convincerti che il cavallo è ben nutrito, allenato, pronto a difendere la città da ogni minaccia. Lo fa mostrando numeri, ordinanze, e slogan.
La minoranza invece, ha vita facile. Ti dice che il cavallo è zoppo; che non corre; che non salta! Non deve dimostrare nulla: deve solo criticare.
E così, mentre tu guardi da fuori la pista, il dibattito si riduce a questo: chi cavalca meglio!? Chi riesce a stare più diritto in sella!? Chi urla più forte per farsi sentire dagli spalti!?
Nel frattempo, la parola “sicurezza” diventa un cavallo multiuso. Sicurezza significa meno furti, ma anche più telecamere. Sicurezza significa più pattuglie, ma anche meno degrado. Sicurezza significa droga in centro, ma anche ragazzi che fanno schiamazzi. Sicurezza significa migranti, ma anche marciapiedi dissestati.
Insomma, è un animale docile, che puoi cavalcare in qualunque direzione.
Il problema è che raramente qualcuno si ferma a chiedersi: “Ma questo cavallo: dove ci sta portando!?”
Perché, se la sicurezza diventa solo uno slogan da campagna elettorale, corre sempre in tondo, come in un maneggio, senza mai uscire all’aperto.
Un giro dopo l’altro, sempre gli stessi ostacoli, sempre le stesse promesse.
E allora la domanda vera è: la sicurezza serve al cittadino, o serve ai politici, per farsi vedere a cavallo!?
Perché a guardare bene, spesso chi grida di più non è chi porta soluzioni concrete, ma chi vuole farsi notare nel polverone sollevato dagli zoccoli.
Udine, in fondo, non è un campo di battaglia, è la nostra città. Con i suoi problemi reali: il lavoro che manca, le fragilità sociali, la solitudine, la mancanza di prospettive per i giovani.
Eppure, questi cavalli non entrano quasi mai in pista. Non fanno spettacolo, non attirano i flash dei fotografi. Meglio parlare di sicurezza: è più semplice, più diretto, più populista.
Così. ti ritrovi spettatore in un centro ippico dove i cavalli sono stanchi, i cavalieri discutono fra loro, e lo spettacolo comincia a sembrare sempre uguale.
Perché, diciamolo: quando la parola sicurezza viene ripetuta mille volte, perde forza, perde senso. Diventa un’etichetta vuota, buona per tutte le stagioni, ma incapace di rassicurarti davvero.
Forse allora la vera domanda è un’altra: a Udine serve davvero un cavallo della sicurezza, o piuttosto un cavallo di verità?
Un animale meno elegante, magari, ma che corre dritto al cuore dei problemi. Che non si ferma al recinto della propaganda, ma attraversa i campi della realtà quotidiana.
Finché non arriverà quel cavallo, continueremo a vedere sempre la stessa scena: politici che salgono e scendono da cavalli nervosi, cittadini che osservano dalla tribuna, e la pista, che resta sempre uguale!
E allora! La domanda finale è questa: davvero la sicurezza è un cavallo da cavalcare, o è piuttosto un percorso da costruire; passo dopo passo, tutti assieme?
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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