Uscirono di casa, So stava aiutando la sua amica ad afferrare gli anelli dell’altalena quando una voce alle radici della quercia disse: “Buonasera Nanà, sei pronta per i tuoi voli notturni?”
La gufetta guardò in direzione della voce e vide il cinghiale Zummi che si sbracciava per salutarla…
“Ciao Zummi, sono felice di vederti, e sei il primo a cui presento mio cugino So, è un gufo spinoso reale siberiano in via di estinzione, è venuto a stare qui da me, purtroppo ha avuto un incidente di caccia, non potendo più volare non può stare da solo in Siberia” disse Nanà ruotando la testa a 90 gradi.
“Ohhh che disgrazia mi dispiace, buonasera So, io sono Zummi lavoro al mulino, macino farina per il villaggio… spero che verrai presto a trovarmi…”
“Ciao”, rispose So si sentiva emozionato, quella era la prima conoscenza a bosco Pineta.
“Passerò certamente a visitare il tuo mulino.”
Nanà riprese saldamente gli anelli dell’altalena invitando il riccetto ad accomodarsi e a tenersi stretto, poi partirono.
So era felicissimo, guardava tutto con attenzione, sembrava così diverso visto dall’alto, il bosco, le strade, la città degli uomini… tutto era distante meno spaventoso.
Volarono fino alla fontanella, dove si erano incontrati per la prima volta. “Toglimi una curiosità ma cosa stavi facendo, la sera che ti ho salvato con quel legno in mano??” domandò la gufetta.
“Stavo cercando di staccare quelle piccole piastrelle dorate” indicò So con la zampa.
“Volevo prenderle per trasformarle in colore, le avrei sbriciolate come un biscottino, avrei conservato solo i frammenti colorati, unito un po’di argilla chiara quella bianca, hai presente? Poi una goccia di resina per legare il tutto, un pochino d’acqua, e avrei avuto, un colore oro denso, perfetto per dipingere.”
Nanà non capiva di cosa stesse parlando.
“Dipingere che cosa?”
“Un tronco, una roccia, una sedia, una parete” rispose tutto felice il riccio. “Trasformare le cose in qualcosa di unico, non lo fai mai?
“No, non lo faccio mai” rispose perplessa la gufetta.
Non capiva esattamente, al Bosco Pineta tutto quello che si faceva era finalizzato ai bisogni degli animali che lo abitavano, l’unico colore che vedeva era quello che le sorelle ranocchie si mettevano sulle labbra, ma era solo una bacca, nessuno avrebbe mai pensato di creare dei colori. Pensava a come questa abilità potesse tornare utile al villaggio, era una cosa molto insolita, ma un inventore poteva essere una risorsa importante per la comunità.
“Quindi sei un inventore?” domandò Nanà.
“Un alchimista” rispose seriamente So
“Mi piacciono i metalli e tutti i materiali che si trovano in natura, mi piace trasformarli, vedere come reagiscono tra di loro, imparare a controllare le loro reazioni chimiche …”
“E perché lo fai? A cosa serve?” chiese attenta la gufetta.
“A scoprire i misteri della natura. Tu non sei attratta dai misteri Nanà?” poi aggiunse.
“Mi serve conoscere i materiali perché amo renderli belli, cerco di valorizzarli, trasformandoli in opere d’arte.”
“Ah sì? E cosa vuol dire?” domandò la sua amica.
So afferrò un’ala di Nanà, e la guidò verso una grande porta finestra, era una casa umana dove gli indicò alcuni quadri.
“Guarda quella parete? Poteva essere solo un muro bianco, invece hanno appeso dei quadri, vedi quei disegni rettangolari, ecco hanno riempito d’arte la casa, non ti sembra una cosa magnifica?”
Nanà scoprì quella sera che ciò che ammirava da tanto tempo, dalle finestre degli uomini erano quadri d’arte, non capiva bene a cosa servissero, infondo i muri potevano stare su anche senza quei rettangoli appesi, ma effettivamente guardarli dava una sensazione di felicità. La casa così sembrava più bella.
“Ti occupi di bellezza e felicità, quindi?” disse seria la gufetta.
So si sentì molto lusingato da quelle parole, non avrebbe mai pensato ad una definizione simile per sé stesso, ma Nanà aveva capito tutto, meglio di chiunque altro, lui cercava la bellezza e desiderava condividerla, voleva che il mondo fosse più bello con l’aiuto della sua arte.
Con gli occhi colmi di emozione rispose alla sua amica: “Si mi occupo di bellezza e felicità”.
Curiosarono un po’ in giro per la città degli uomini, risero, chiacchierarono.
So scoprì che Nanà era l’unico gufo di Pineta, che era stata trovata ai margini del bosco dai genitori di Indi, dopo un tremendo uragano. Nessuno sapeva come fosse giunta fino a lì, era una cucciola di gufo arrivata da chissà dove, ma la comunità decise di accoglierla, divenne un po’ la figlia di tutte le creature di Pineta, della sua famiglia d’origine non ricordava nulla, era troppo piccola quando questo evento accadde.
So, pensava che la storia della sua amica fosse incredibile, era arrivata portata da un uragano, in realtà nessuno l’aveva detto, ma per il riccio la gufetta era stata abbracciata dai venti, delicatamente cullata ed infine appoggiata dolcemente su un cumulo di foglie nei pressi di un Bosco, dove sarebbe stata accudita per sempre. Doveva essere andata per forza così. Per questo motivo Nanà non aveva paura di nulla. Lei era un po’ magica, era amica degli uragani e dei venti. Anche lui avrebbe voluto essere un po’ magico e così coraggioso, proprio come lei.
Nanà aiutò So ad indossare nuovamente il mantello, nella città degli uomini non correvano pericoli potevano essere sé stessi, ma era arrivato il momento di tornare nel Bosco.
Il piccolo riccio si accomodò sull’altalena: “Eccomi, sono pronto.”
La gufetta afferrò gli anelli e volarono verso casa.
Avevano trascorso una bellissima serata erano entrambi molto stanchi e un po’ affamati.
Arrivati a casa, prepararono la tavola, il riccetto riempì due bicchieri di luppolosa mentre Nanà metteva il panpizzetta su due piatti. So era felice, guardava la sua amica e pensava che c’è sempre tempo per aggiustare le cose, fino a pochi giorni fa, la sua vita sembrava persa, ma in un attimo, tutto era cambiato. Pensò che la vita ti offre sempre una seconda occasione, che quando si cade ci si può sempre rialzare, e che se qualcuno ti tende la mano per aiutarti, tu la devi afferrare, e devi essere riconoscente.
C’è sempre tempo, tempo per rinascere e per ricambiare al momento opportuno l’aiuto ricevuto.
Il riccio era grato alla vita, perché gli aveva dato una nuova occasione, era deciso a non lasciarsela scappare. Sbadigliò spalancando la bocca a più non posso, Nanà scoppiò a ridere, risero insieme di gusto. Erano stanchi la giornata era stata ricca di emozioni. Si augurarono la buona notte e si addormentarono sùbito.
I racconti del riccio So e della gufetta Nanà, è un testo originale di Nicoletta Agosto, la voce narrante è di Renata Bertolas, la produzione e il sound design sono di Michael Hammer.
I racconti del RICCIO SO e della GUFETTA NANA’ li ascolti sulle piattaforme Amazon Music, Spotify, Google Podcast e Apple Podcast