Nanà si svegliò verso le quattro di pomeriggio, So dormiva ancora, si preparò una tazza di foglioline di te con cannella, e mangiò qualche biscottino con le noccioline.
Si rendeva conto, che il travestimento da gufo, doveva servire solo a prendere tempo, dando a So, la possibilità di farsi conoscere senza pregiudizio.
Ripensava alla sua abilità, avrebbe potuto usarla per conquistare le simpatie del Bosco, infondo, chi non voleva la felicità e la bellezza?
Prima cosa, doveva trovare un luogo adatto per permettere al suo amico di lavorare, senza essere disturbato.
Si ricordò del grande albero caduto, era in una zona poco frequentata della Pineta, ampio e spazioso.
Per un periodo Indi l’aveva usato per esercitarsi con la batteria, lo aveva sistemato il picchio Flic scavandolo con il becco per bene, ora non lo utilizzava più nessuno, poteva essere il luogo perfetto per creare felicità e bellezza.
So dormì fino alle 5 e mezza, si svegliò di ottimo umore, Nanà gli aveva preparato un te caldo che sorseggiò mangiando dei biscottini di papavero.
La gufetta raccontò a So la sua idea, il riccio era felice, uno studio tutto suo, non vedeva l’ora di vederlo, doveva reperire tutto il materiale per fare i colori, gli arnesi per dipingere, le tele per disegnare … era euforico.
Spiegò alla sua amica che i colori sono sostanze che si estraggono da frutta, verdura, erbe, spezie.
“Per esempio, se vuoi creare il verde, puoi prendere degli spinaci, schiacciarli in un mortaio, e lasciarli macerare con un po’ di alcool, in seguito bisogna far evaporare l’eccesso di liquido sul fuoco, e guai dimenticarsi di aggiungere un legante; il tuorlo d’uovo è fantastico, altrimenti una goccia di resina, ma non è la stessa cosa …”.
“Sei sicuro di essere uno che si occupa di bellezza e felicità? Mi sembri più un cuoco” domandò perplessa la gufetta.
“Nanà, non sono un cuoco, sono un artista, questa è solo la fase preparatoria, senza colori non posso dipingere.”
Rideva come un matto il riccetto.
“Metti il mantello So, ti porto a vedere il tuo nuovo laboratorio”. Non c’era tempo da perdere, l’integrazione del suo amico nella comunità doveva iniziare al più presto possibile.
Volarono fino ai confini del bosco, era una zona molto isolata lontana dalle tane e dalle botteghe, Nanà era soddisfatta.
“Qui potrai stare tranquillo senza nessuno che ti disturbi”
So era al settimo cielo, era un tronco grandissimo, scavato con molta maestria, sentiva che era perfetto per il suo studio artistico.
“Starò alla grande qui, non potevo desiderare niente di meglio, è spazioso, molto confortevole, è perfetto” disse So sprizzando gioia da ogni aculeo.
“Se poi riusciamo a convincere la comunità che sei una creatura a posto e per bene, potrebbe diventare la tua casa?” aggiunse la gufetta.
“Perché? Non mi vuoi più con te? Mi sono comportato male?” domandò So con voce affranta.
“No, pensavo solo che preferissi una casa tutta tua, la mia casa è piccolina per due persone, credevo solo che non vedessi l’ora di avere uno spazio solo per te …”
“Ho capito sai, non vedi l’ora di liberarti di me”.
So aveva incrociato le zampe e girato il musetto dall’altra parte, era offeso e dispiaciuto, si sentiva rifiutato.
Nella realtà nessuno lo stava mettendo alla porta, Nanà era stupefatta, non aveva mai vissuto con nessuno, era sempre stata sola, si sorprese molto che il suo amico volesse così tanto continuare a vivere con lei.
“Potremmo chiedere al picchio Flic, se può aggiungere una stanza per te nella mia quercia, è un albero molto grande io credo sia possibile, se ti fa piacere puoi vivere con me tutto il tempo che vuoi. Cosa ne pensi? Proviamo a chiedere a Flic, se si riesce a ricavare una cameretta tutta per te?”
Gli occhi di Nanà erano enormi e tanto arancioni, So la guardò attentamente, avrebbe voluto abbracciarla, ringraziarla, perché ancora una volta non lo aveva deluso, ma non voleva sembrare sdolcinato.
“Sarebbe stupendo, una camera tutta mia, vivere nella stessa casa, voglio proprio conoscere questo Flic, sembra un picchio veramente in gamba”.
Nanà rise con gusto, poi pensò che sarebbe stato meglio se il suo amico, avesse fatto la conoscenza di tutti gli animali del Bosco in modo graduale, ma un lavoro edilizio poteva essere un buon pretesto, per presentare So, all’assemblea cittadina, così in un colpo solo avrebbe incontrato tutti. Era un po’ rischioso, ma nella confusione della riunione sarebbe passato più facilmente inosservato, infondo ci sono sempre tanti temi da discutere e poco tempo.
“So, devo andare al villaggio per convocare una assemblea cittadina, dove verrai presentato ufficialmente, chiederemo a Flic se si può aumentare le dimensioni della mia tana. Te la senti di mostrarti alla comunità, come un mio lontanissimo e unico parente, il gufo spinoso reale siberiano in via di estinzione?”.
Il riccetto annuì, Nanà aggiunse: “adesso volo in centro città, tu cerca le cose che ti servono per lavorare, comincia ad allestire il tuo studio, quando avrò finito verrò ad aiutarti, mi raccomando non togliere il mantello e il cappuccio.”
“Vai tranquilla, io ho un sacco di cose da sbrigare, starò attento a non farmi vedere da nessuno, non preoccuparti terrò sempre il mantello, mi piace indossarlo è comodo e tiene caldo” sorrise So.
Nanà salutò con l’ala il suo amico, e spiccò il volo, in cuor suo era un po’ titubante a lasciare solo il riccetto, ma era arrivato il momento di agire. Zummi aveva visto il suo ospite, era questione di poco tempo e al villaggio tutti sarebbero venuti a conoscenza che un lontanissimo e misterioso parente era sbucato fuori dal nulla, non si poteva più posticipare, l’assemblea avrebbe dovuto conoscere So.
Nanà andò subito a cercare il consigliere, segretario, e tutto fare del Bosco, il papero Quirc, anche se era l’aiutante del sindaco, per onestà intellettuale, bisogna ammettere che la città di Pineta, la mandava avanti lui. Il sindaco, la volpe Resi, non aveva una gran passione di risolvere problemi, a lei piacevano le cerimonie, le feste a tema, organizzare gli eventi mondani della foresta, non era molto portata per la soluzione delle dispute e dei problemi di ordine pratico. Fortunatamente, il suo fidanzato, e vice, era bravissimo a sbrogliare qualsiasi tipo di matassa.
“Ciao Nanà, qual buon vento ti porta?”. L’accolse Quirc porgendogli l’ala.
“Ciao, vorrei chiedere alcuni permessi all’assemblea cittadina, sai, ho ritrovato un mio lontano parente, chi l’avrebbe mai detto che dopo tanto tempo, qualcuno si facesse vivo, purtroppo siamo rimasti solo io e lui della famiglia. Abitava molto a Nord, è un gufo spinoso reale siberiano in via di estinzione …”
“OOH, che evento emozionante, Nanà, appena lo saprà il sindaco Resi, vorrà di certo organizzargli una festa di benvenuto…”
“Che meraviglia…” disse Nanà con un sorriso poco spontaneo.
“Vorrei chiedere due cose all’assemblea: prima cosa se mio cugino So, potesse utilizzare il tronco ai confini del bosco come laboratorio.
Sai lui trasforma le cose, fa una specie di magia, quello che è comune lo rende unico, è un alchimista, porta la bellezza e la felicità in ogni luogo.”
“WOW… appena lo scopre Resi… impazzirà dalla gioia, c’è un artista in città” disse pieno di stupore il papero.
“… poi vorrei chiedere, se fosse possibile ingrandire, un po’ il mio nido, sai So ha avuto un tremendo incidente di caccia e non può più volare, deve per forza vivere con me.”
“Certamente. Capisco. Chiederemo al Picchio Flic come fare, non preoccuparti, l’assemblea non avrà niente da obiettare, poi in tutti questi anni non hai mai domandato nulla Nanà, sono sicuro che nessuno avrà niente da ridire sulle tue richieste, il tronco è abbandonato da molto tempo, era ora che qualcuno tornasse ad utilizzarlo, e per la tua casa, se non ci sono pericoli per la stabilità del nido, non vedo perché qualcuno dovrebbe protestare.
Non preoccuparti di nulla, convocherò la riunione per domani alle sette di sera. Non vedo l’ora di conoscere tuo cugino. Un artista a Pineta, Resi piangerà di gioia…” disse sorridendo Quirc.
“Grazie mille, ci vediamo domani alle sette” rispose Nanà spiccando il volo verso i confini del bosco, aveva lasciato solo il suo amico riccio per tutto il pomeriggio, erano quasi le otto di sera, voleva correre a controllare che tutto andasse bene.
Intanto al tronco abbandonato, il riccetto aveva già raccolto moltissimo materiale.
“Ciao So” gridò Nanà.
“Entra entra.”
Il suo amico era tutto impolverato, con un sorriso le andò incontro.
“Ho fatto un sacco di cose oggi, mi sono costruito un tavolo da lavoro, e una sedia con delle rotelline di sasso, così posso andare avanti ed indietro, guarda Nanà, guardami, posso muovermi anche da seduto” disse So andando a schiantarsi contro la parete del tronco.
“Ti sei fatto male?” domandò perplessa la gufetta.
“Tutto bene, devo solo ricordarmi di moderare la spinta… hai visto quanto materiale che ho raccolto, hai qualche pentola che non usi più da regalarmi per fare i colori?” era entusiasta, non stava fermo un attimo.
“So, domani alle sette, ci sarà l’assemblea cittadina, conoscerai tutti gli animale del bosco.”
Il riccetto impallidì, indietreggiò, involontariamente si ritrovò seduto sulla sedia che prese a muoversi, tornando a sbattere contro il muro.
“Ti sei fatto male?”
“Devo progettare un meccanismo per frenare” rispose So un po’ contrariato.
“Non devi preoccuparti per domani, andrà tutto bene.
Il vicesindaco, il papero Quirc, mi ha già detto che è una formalità, non c’è motivo che gli altri animali, non siano d’accordo con le nostre richieste.
Andrà bene, vedrai, poi saremo insieme… deve per forza andare bene!” disse la gufetta tradendo un po’ di paura.
“Sei sicura Nanà?” So era spaventato, voleva restare lì nel Bosco, insieme alla sua amica, non voleva essere cacciato via.
“Sì, sono sicura” la risposta questa volta non mostrava esitazione.
“Perché non dovrebbe andare bene?
È tardi andiamo a casa, ci beviamo una luppolosa e mangiamo qualche cosa? Ti va? Puoi scegliere tutte le pentole, ciotoline, bicchieri, piatti, posate che vuoi per dipingere.”
So era grato alla sua amica, riusciva sempre con un sorriso a tranquillizzarlo, con lei, tutto sembrava possibile.
“Si andiamo non vedo l’ora di bere un bicchiere di luppolosa”. Si accomodò sull’altalena, e in un attimo furono in volo verso casa.
I racconti del riccio So e della gufetta Nanà, è un testo originale di Nicoletta Agosto, la voce narrante è di Renata Bertolas, la produzione e il sound design sono di Michael Hammer.
I racconti del RICCIO SO e della GUFETTA NANA’ li ascolti sulle piattaforme Amazon Music, Spotify, Google Podcast e Apple Podcast