L’assemblea cittadina

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So e Nanà
L’assemblea cittadina
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Quella sera, prendere sonno fu complicato per entrambi. So si girava e rigirava nel letto, era agitato, l’incontro con le creature del bosco lo rendeva nervoso. Nessuno si sarebbe bevuto il suo travestimento da gufo.

“Cerca di dormire, domani ci aspetta una giornata impegnativa” disse Nanà, sentiva il suo amico insonne, e avrebbe voluto tranquillizzarlo.

“Sai che il vice Quirc era entusiasta di sapere che sei un artista?”.

“Certo, un artista, aspetta che scopra che sono un riccio domestico, vedrai che entusiasmo…” rispose So con sarcasmo.

“Ascoltami, dobbiamo uscire indenni dall’assemblea. Poi tu ti chiuderai nel tuo laboratorio a lavorare. Dovrai creare qualcosa di speciale, di super speciale, qualcosa che lasci tutto il Bosco a bocca aperta. Quando tutti si saranno convinti di che meraviglia tu sia, potrai togliere la maschera. Ma dovrai lavorare sodo, creare una magia. Devi riuscirci So, devi farlo per me, io sto nascondendo la verità a tutti i miei amici per aiutarti, tu devi fare qualcosa di spettacolare, e lo devi fare per me. Ti prego So, sorprendimi.”

So si rimboccò la coperta fino sopra la testa, poi da sotto il suo nascondiglio disse: “non ti deluderò farò il mio lavoro migliore, ci riuscirò, io voglio restare insieme a te, ce la farò!”

Tremava sotto la copertina il riccetto, non aveva mai pensato che dal suo lavoro, potesse dipendere qualcosa di così importante, ma era anche emozionato, quello forse, sarebbe stato il progetto più ambizioso della sua vita.

Si svegliarono entrambi dopo le cinque del pomeriggio, mangiarono in silenzio, solo verso le sei, So chiese a Nanà di parlargli un po’ degli animali di Pineta.

La gufetta cercò di descrivere, un po’ i caratteri di tutti gli animali.

“… Nelia, è adorabile, una maestra paziente e dolce, Issù è un po’ vanitoso, ma è simpatico, l’importante è non innamorarsi di lui altrimenti sono dolori, canta benissimo è considerato la volpe più bella di tutti i boschi, una volpe argentata il suo pelo ha un colore meraviglioso.

Indi è il mio migliore amico, è un pettirosso gentile divertente, è fantastico stare con lui, appena lo conoscerai capirai, è il mio preferito …”

So non era contento che Nanà avesse un migliore amico, voleva essere lui il preferito.

“…siamo sicuri che questo Indi, sia uno a posto?”

“Certo che siamo sicuri, lo conosco da sempre!”.

“… ma ne siamo veramente sicuri … dico… al 100%?”

“Sì, ne siamo sicuri al 100%” rispose interdetta Nanà, la sua testa ruotò al suo massimo quasi 220 gradi.

Erano quasi le sette di sera, dovevano cominciare a prepararsi.

Entrambi molto agitati, si scontravano in continuazione, muovendosi in modo goffo ed impacciato.

So indossò il suo mantello da gufo ma per la tensione lo mise al contrario, appena Nanà se ne accorse scoppiò a ridere in modo irrefrenabile, avevano le lacrime agli occhi, riuscirono a ricomporsi a fatica, stavano per uscire, quando la gufetta afferrò So per una zampina, lo abbracciò forte fortissimo sussurrandogli all’orecchio.

“Non aver paura. Andrà tutto bene”

So chiuse gli occhi per un attimo, quell’abbraccio lo volle assaporare tutto, poi arrossendo le disse.

“Grazie Nanà, che mi vuoi bene”

La gufetta fece un respiro profondo, guardò il suo amico con dolcezza e spiccò il volo verso l’anfiteatro Platano, il sito usato dalla comunità per le feste, le cerimonie, gli eventi mondani, i concerti e le assemblee.

L’anfiteatro era un grande tronco che si trovava nel centro del bosco, era stato ricavato da un platano secolare abbattuto, durante il tremendo uragano che portò Nanà a Pineta. Il maestoso albero era stato spezzato orizzontalmente, come se una sega elettrica l’avesse tagliato di netto. Il resto del tronco caduto era stato usato per costruire una serie di gradinate, divise in tre sezioni e sistemate a semicerchio intorno alla base cilindrica che fungeva da grandissimo palcoscenico.

Era un luogo molto suggestivo, spesso venivano i gatti randagi del circo di Mosca ad esibirsi, ma i più attesi erano la merla San e l’usignolo Rupi, che si esibivano, in un medley dei loro più importanti successi canori.

Il cartellone estivo offriva moltissimi spettacoli adatti a tutti i gusti.

Gli spalti erano tutti pieni, alle assemblee del bosco, partecipavano sempre tutti, anche gli animali più timidi e schivi. Perfino Vio la talpa, saliva per assistere alle riunioni cittadine.

All’ordine del giorno c’era: una richiesta per il ripristino della zattera-taxi per l’attraversamento del fiume Mentuccia, il permesso per organizzare una festa in maschera a tema streghe e vampiri, la sistemazione della biblioteca cittadina, l’ampliamento della casa di Nanà, la concessione per il laboratorio artistico ai confini del bosco, l’apertura di un negozio di fiori, e una disputa tra il cinghiale Zummi e fratelli Cioc, che in realtà si era già risolta.

Nanà non si era sbagliata, le assemblee cittadine, erano sempre piene di argomenti da discutere.

“Siamo i quarti a salire sul palco” disse la gufetta rivolgendosi al riccetto, che era pallido come uno straccio.

“So? Devi stare tranquillo, parlerò io, tu mettiti alla mia sinistra, il faro luccioloso è meno intenso da quella parte, ti vedranno appena se stai dal lato che ti ho suggerito, non avere paura, tu stammi sempre vicino andrà tutto bene.”

“Si, sì, ti starò appiccicato” rispose So andando a sbattere la testa contro quella della sua amica e in seguito pestandole una zampetta.

“Cominciamo bene” rideva come una matta la gufetta poi accarezzandosi la testa con un’ala aggiunse.

“Un ottimo inizio, non c’è che dire”.

So si scusò sbellicandosi, rimaneva sempre sorpreso di come ogni evento, anche il più spaventoso, con la sua amica vicino diventava divertente.

“Preparati, i prossimi siamo noi, si va in scena” disse Nanà salendo le scale per il palcoscenico.

Le tribune erano gremite, la gufetta non era mai salita prima sulla scena, normalmente assisteva ai dibattiti seduta sugli spalti.

Il papero Quirc, introdusse l’argomento da dibattere, So si era messo alla sinistra della sua amica, il faro produceva una luce fioca quindi non si riusciva a vederlo in maniera nitida dalle sedute.

Nanà appena Quirc finì di parlare si schiarì la voce e cominciò il suo discorso.

“Cari amici di Pineta, oggi vi devo chiedere due cose per me molto importanti: la prima riguarda il mio nido, vorrei ingrandirlo un po’, mio cugino So, un gufo spinoso reale siberiano in via di estinzione, è riuscito a ritrovarmi dopo moltissimo tempo, è il mio unico parente, purtroppo, si è ferito gravemente le ali in un incidente di caccia, per questo non può più volare. Vorrei domandarvi di concedermi il permesso di costruire una stanza in più per lui, nella mia tana.

Poi rivolgendo lo sguardo verso il picchio costruttore, domandò: “caro Flic, che cosa ne pensi? Si può fare?”

“Certo che si può fare, si può fare benissimo, la tua quercia è poco sfruttata, si può ampliare il tuo salotto, e creare una nuova stanza con molta facilità, non è un grosso lavoro, io e la mia squadra di picchi, possiamo fare tutto il lavoro, credo basterà un solo giorno” rispose sorridendo, gli piaceva l’idea di rendere felice Nanà.

“La seconda richiesta, riguarda il tronco abbandonato, al confine del bosco, se per la comunità non ci fossero problemi, vorrei trasformarlo in laboratorio artistico. Mio cugino crea felicità e bellezza, ma per farlo ha bisogno di uno studio tutto suo dove lavorare in assoluta tranquillità.”

Un mormorio si alzò dalle tribune, nessuno aveva capito cosa facesse il cugino di Nanà, ma tutti fingevano di aver compreso, era tutto un “oohh finalmente”, “Evviva”, “era ora che a Pineta arrivasse un fabbricatore di felicità e bellezza”, tutti esternavano entusiasmo, anche se in realtà, nessuno aveva inteso nulla.

Quirc intervenne dicendo: “mi sembra che siate tutti d’accordo, nessuna obiezione? … ”

So e la gufetta trattennero il fiato, non ci furono obiezioni, le loro mozioni furono approvate all’unanimità.

Ora era il turno di Clum e Tea una coppia di opossum che voleva aprire una fioreria.

Scendendo le scale, So, notò che la sua amica tremava, si preoccupò, le chiese se si sentisse male, Nanà sorrise e gli confessò che parlare in pubblico, non le piaceva per niente e che stare su un palco ancora meno. Il riccio, le disse che era stata bravissima, non si era mai impappinata, aveva parlato benissimo.

Erano già passate le nove, alcuni animali si avvicinarono a So per presentarsi, il buio della sera rese il travestimento perfetto.

Conobbe Issù, le gemelle ranocchie, l’oca Nelia, tutti e dieci i fratelli Troc, la volpe Resi, il papero Quirc, ed il picchio Flic, che approfittò per prendere un appuntamento per un sopralluogo nella tana; alla fine erano sfiniti.

So si era seduto sull’altalena, Nanà non vedeva l’ora di andarsene a casa, quando il pettirosso Indi sbucò dal buio e disse: “Non mi presenti tuo cugino?”

La gufetta trasalì, Indi aveva uno sguardo sospettoso e la sua voce tradiva un certo nervosismo.

“Incredibile che un parente misterioso sia venuto fuori all’improvviso dal nulla …  e che si rammenti di sua cugina solo quando si trova in grossa difficoltà… una coincidenza veramente stranissima…” disse cercando di mettere a fuoco il volto di So.

“Si è molto strano effettivamente, ma la vita è sempre un po’misteriosa, io sono un alchimista, a differenza tua, so per esperienza che la natura si può svelare quando meno te l’aspetti, io sono abituato a risolvere enigmi.”

“Ah, non mi dire, sei un artista, ed ora scopro che sei anche un alchimista, se continuiamo a parlare per fine serata, sarai diventato uno stregone, un genio della lampada, e chissà che altro …” ribattè Indi, con tono di sfida.

“Cosa sta succedendo tra questi due?” pensò perplessa Nanà.

Si guardavano in cagnesco, il loro primo incontro non sembrava essere un grande successo.

La gufetta intervenne per chiudere subito la disputa.

“Avrete modo di conoscervi meglio un’altra volta, io ho sonno e fame, vorrei andare a dormire, se non vi dispiace…”.

“Certo, riposati amica mia, io e So avremo senz’altro molte occasioni per incontrarci, magari da soli, sempre che tuo cugino non abbia bisogno di una balia tutto il giorno”.

Il tono di indi era minaccioso, la risposta del riccio non si lasciò attendere. “A noi gufi spinosi reali siberiani, le balie non servono, se fossi un pettirosso forse mi servirebbero?”.

“Forse facevate meglio a prendervi un aiuto voi gufi del Nord, visto che siete in via di estinzione” rispose aspro Indi.

“Quando vuoi, sai dove trovarmi…” ribadì il riccio con sguardo truce.

Nanà afferrò gli anelli dell’altalena, e spiccò il volo verso casa.

Non capiva cosa fosse andato storto, tra Indi e So, ma decisamente quello tra i due più che un primo incontro, era stato un vero scontro. Arrivati a casa, il riccio, corse a prendere la luppolosa, guardò la sua amica e ridendo disse: “brindiamo al successo”.

Risero e festeggiarono, parlarono dei loro progetti.

Nanà era felice che si potesse ingrandire anche il salotto, So voleva dipingere i muri con colori caldi, e avrebbe fatto dei quadri da appendere alle pareti, la loro casa sarebbe diventata la più bella del bosco. Risero insieme, il ricetto prese alcune pentole e ciotoline per il laboratorio, era riuscito a reperire parecchio materiale, tranne una manciata di peli di cinghiale per fare i pennelli.

Quella notte fu piena di idee, e di progetti, infondo, cosa c’è di più bello di un sogno da condividere?


I racconti del riccio So e della gufetta Nanà, è un testo originale di Nicoletta Agosto, la voce narrante è di Renata Bertolas, la produzione e il sound design sono di Michael Hammer.

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Da bambina voleva diventare una pianista, una trapezista del circo o una Charlie’s Angels...
Crescendo le idee sono cambiate tuttavia, sono rimaste sempre confuse.
Durante questa lunga ricerca di senso su quale fosse esattamente il suo ruolo nel mondo, ha viaggiato molto, studiato filosofia ed imparato ad amare l’arte.
Abita a Udine insieme al marito, alla figlia e al gatto Ortensia.