
Questo pòdcast è dedicato a Richie Hawtin il poliedrico artista della Techno.
Call it what you want (1995)
Nel cuore pulsante della musica elettronica, dove il ritmo si intreccia con la tecnologia e l’arte si fonde con l’innovazione, emerge la figura di Richie Hawtin: un visionario che ha ridefinito i confini della techno e il ruolo stesso del DJ. Nato in Inghilterra, e cresciuto a LaSalle, Ontario, a un passo da Detroit, Hawtin è molto più di un musicista: è un pioniere, un esploratore di sonorità, un architetto di esperienze multisensoriali che trascendono il dancefloor.
Substance Abuse (1991)
La storia di Hawtin inizia in un contesto intriso di tecnologia e musica. Suo padre, tecnico robotico alla General Motors e appassionato di elettronica, trasmette a Richie l’amore per i Kraftwerk e i Tangerine Dream, mentre il fratello Matthew, artista visivo, lo immerge in un’estetica che unisce suono e immagine. A soli quindici anni, Richie attraversa il confine per immergersi nei club underground di Detroit, dove la techno di Juan Atkins, Derrick May e Jeff Mills diventa la sua scuola. Qui, assorbe l’energia cruda di un movimento che non è solo musica, ma una protesta culturale, un grido di libertà.
MinusOrange (1999)
A diciasette anni Hawtin è già dietro la consolle, mescolando house e techno con un’audacia che lo distingue. Nel 1990, insieme a John Acquaviva, fonda la Plus 8 Records: un’etichetta che diventa il laboratorio delle sue sperimentazioni e un punto di riferimento per la scena techno globale. Sotto pseudonimi come FUSE e Plastikman, Hawtin inizia a scolpire un suono unico, minimalista, ipnotico ma profondamente ballabile, che cattura l’essenza della Detroit techno e la proietta verso il futuro.
Konception (1994)
È con l’alias Plastikman, che Hawtin raggiunge l’apice della sua espressione artistica. Attraverso ritmi ossessivi, bassi pesanti, e atmosfere acide, create con il sintetizzatore Roland TB-303, trasforma l’ascoltatore in un viaggiatore spaziale. Brani come Spastik diventano inni della club culture, mentre Musik e Closer esplorano territori più introspettivi, quasi cinematografici, con ambienti claustrofobici e narrazioni vocali che rivelano la profondità umana dietro la macchina.
Spastik (1993)
Hawtin non si limita a creare musica: ridefinisce il modo in cui viene prodotta e vissuta. Pioniere nell’uso di software come Ableton Live e Traktor, contribuisce a rivoluzionare il mixaggio, trasformandolo in un’arte improvvisativa. Nel 2016, con la sua compagnia PLAYdifferently, lancia il mixer MODEL 1: un capolavoro di design che offre ai DJ un controllo creativo senza precedenti. La sua etichetta M-nus, fondata nel millenovecentonovantotto, diventa un’incubatrice di talenti come Magda, Gaiser e Troy Pierce, promuovendo un’estetica minimalista che domina la techno degli anni 2000. Hawtin non segue le tendenze: le crea, anticipando il futuro con un’intuizione che pochi possiedono.
TZ entry point (2007)
Il suo approccio alla musica è profondamente interdisciplinare. Collabora con artisti visivi come Anish Kapoor, per cui trasforma il Grand Palais di Parigi in un “art-rave”, e con il coreografo Enzo Cosimi, per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Suo fratello Matthew influenza l’estetica visiva delle sue produzioni, mentre progetti come Contained, ad Art Basel, uniscono musica e arte in installazioni immersive.
Marbles (1994)
Nonostante il suo status di leggenda, Hawtin non è esente da critiche. Alcuni lo accusano di un suono troppo cerebrale o di essersi allontanato dalle radici underground per inseguire mode commerciali. Ma Hawtin ha sempre risposto con la sua musica, dimostrando che la semplicità può essere profonda e che l’innovazione richiede coraggio.
Future Surfacing (2000)
Con oltre tre decenni di carriera, Richie Hawtin rimane una forza inarrestabile che continua a spingere i limiti della techno, unendo tecnologia, arte e umanità in un dialogo che risuona in tutto il mondo. Richie è un artista che trasforma impulsi elettronici in emozioni, non limitandosi a suonare il futuro, ma costruendolo, nota dopo nota.
Fuse (1991)
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Disco Sauro è un podcast scritto da Michele Menegon. La supervisione editoriale e musicale è a cura di Alessandro De Cillia. La voce della sigla è di Fabrizio Cerruti, quella del DiscoSauro è di Matilda, mentre la produzione e il sound design è di Michael Hammer. DISCOSAURO è un podcast realizzato in memoria del maestro Gianni De Luise.
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