Erika Venturini, la sportiva ambiziosa dal cuore sostenibile.
È una donna con una forza silenziosa e un fascino magnetico. Solida nelle radici e intensa nei sentimenti, vive ogni scelta con passione autentica e profonda determinazione. Dietro l’apparente calma, arde un fuoco che trasforma e protegge. Leale, sensuale e istintiva, sa leggere le emozioni senza bisogno di parole.
Erika Venturini. Che cosa intende per sostenibilità sopportabile?
Quando ridiamo, quando stiamo in compagnia di persone che ci fanno stare bene, quando leggiamo un libro che incontra il nostro interesse, è più facile che questi momenti abbiano un effetto positivo su di noi e abbiano un impatto. Per me la sostenibilità deve essere così. Interessante, impattante e sopportabile. Ecco che quindi avvicinare la sostenibilità rendendola appunto più vicina, più concreta e sopportabile fa la differenza. È il modo per renderla efficace e quindi duratura nel tempo.
Quanto è importante per lei la libertà?
Tantissimo. Amo sentirmi libera. È la sensazione che ad esempio provo quando corro o esco in bici, quella sensazione di aria fresca sulla pelle. Per me la libertà è avere la possibilità di scegliere ciò che mi realizza e mi fa stare bene. Certo poi ci sono dei momenti in cui non è sempre possibile scegliere quello che si preferisce, ma sta comunque a noi decidere, quindi scegliere come agire, come reagire agli eventi, e questa per me è libertà.
È sempre necessario avere uno scopo?
Sì, per me la ricerca di uno scopo è sempre stato il motore del cambiamento e della crescita. Da sportiva sono abituata a darmi obiettivi sfidanti che però al tempo stesso siano raggiungibili senza dimenticarsi di sognare in grande. E quando raggiungi l’obiettivo, che può essere un traguardo sportivo, può essere la realizzazione di un progetto o anche l’acquisizione di una nuova competenza che sia in linea con il tuo scopo, allora la soddisfazione è totale.
La competitività. Che tipo di strumento è?
La competitività fa parte di me. Ammetto di essere una persona competitiva. Mi piace gareggiare e mettermi alla prova. Sono ambiziosa, sono una sportiva a tutti gli effetti. Trovo che sia uno strumento molto potente per conoscersi, per migliorarsi, come quando affronti una gara, ti metti in gioco, ti metti alla prova, capisci se ti sei allenato bene fino a quel punto, ad esempio. Ed è quando esci dalla tua zona di comfort, trovandoti in contesti scomodi e sfidandoti che allora ti elevi e fai il salto di qualità.
Migliorare: è un viaggio o un obiettivo?
E tutt’e due. È un viaggio verso un obiettivo. Gli obiettivi poi, si sa, possono cambiare nel tempo, soprattutto quelli a lungo termine, perché cambia il contesto e cambiamo noi. Quindi una cosa che per noi era importante due anni fa, ora può non esserlo più. Ed è per questo che godersi il viaggio diventa fondamentale, ed è il miglioramento necessario per essere felici, apprezzare anche le piccole cose, fermandosi ogni tanto a guardarsi indietro per rendersi conto di quanta strada si è fatta.
Da project manager, mi dica le tre qualità indispensabili per guidare un team?
Saper ascoltare, quindi essere una guida, collaborare insieme per uno scopo comune richiede la conoscenza delle persone che fanno parte del team. E la conoscenza richiede comunicazione, richiede confronto e soprattutto ascolto, saper ascoltare e capire gli altri. Poi la fiducia, inteso come ispirare fiducia, inteso come affidabilità e dare fiducia. Infine la visione d’insieme. Una guida conosce la strada e sa dove andare.
Perché attribuisce tanta importanza a ciò che mangia e beve?
Perché sono i piaceri della vita. Cucinare, ad esempio, lo trovo un grandissimo gesto d’amore verso noi stessi, verso gli amici, la famiglia, le persone per cui cuciniamo. Cibo e vino fanno parte della nostra cultura. È ciò che ci unisce, che crea convivialità. Inoltre il cibo è il carburante per vivere. Per fare sport, ad esempio, è fondamentale mangiare nella giusta misura, quindi né troppo né troppo poco, e determinati alimenti, a seconda del tipo di sforzo che dobbiamo compiere e dell’obiettivo che abbiamo.
Lo sport è una sua componente fondamentale: disciplina del corpo o forma di equilibrio interiore?
Lo sport per me è una grandissima palestra di vita. Nel mio caso specifico è ciò che mi ha reso la persona che sono nel fisico e nella mente. Serve allenamento fisico e mentale, perché siamo esseri umani vulnerabili con le nostre insicurezze, debolezze, sogni e paure. Sapessi quante paure ho vinto quest’anno uscendo dalla mia zona di comfort grazie al Triathlon e grazie alla squadra. Inoltre ho capito quanto lo sport sia anche lo strumento che valorizza la parte creatrice, quella che crea valore, nuove idee, nuovi progetti. E allora ecco che non è solo benessere fisico, ma anche benessere mentale.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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