
Francesco Marcato: “Ciò che conta è mettersi in gioco”!
Misterioso e brillante, vive in equilibrio tra l’originalità delle idee e la profondità delle emozioni. Idealista e introspettivo, sa sorprendere. Possiede una sensibilità silenziosa, ma intensa. Ama sfidare i limiti del pensiero convenzionale, mantenendo però uno sguardo acuto sull’animo umano. La sua forza? Unire mente visionaria ad un cuore segreto!
Francesco Marcato, cosa significa essere il Team Leader della UniUD E-Racing Team?
Essere team leader vuol dire avere sempre un occhio su tutto, quindi sul progetto tecnico, sulle persone e sulle scadenze. È un ruolo impegnativo, ovviamente, ma molto bello perché ti permette di vedere l’intero puzzle prendere forma. Non sei da solo, ovviamente, ma sei un po’ il punto di riferimento e quello che cerca di tenere tutto in equilibrio.
Quali sono le qualità che contraddistinguono chi fa parte del vostro team?
Direi sicuramente la voglia di imparare, la curiosità e la capacità di lavorare in squadra. Non serve arrivare sapendo già tutto, anzi, quello che conta è avere l’atteggiamento giusto e soprattutto tanta passione, perché a volte si lavora anche nei weekend, di sera e lo fai solo se ci si crede davvero.
Il tempo, nelle competizioni, è fondamentale: come gestisce il suo?
Eh, male, soprattutto all’inizio, ma, insomma, è una cosa che si impara strada facendo. Devi essere bravo a organizzarti, capire cosa è davvero prioritario. L’università non si ferma, il team nemmeno e quindi serve un minimo di disciplina e imparare anche a dire no quando serve. E poi il lavoro di squadra insomma aiuta, ci dà una mano quando qualcuno è sotto pressione.
Qual è la filosofia che guida il vostro lavoro di squadra?
Penso che la nostra filosofia sia semplice, che è quella di crescere insieme. Ognuno ha il suo ruolo ma nessuno lavora isolato. Ci si aiuta, ci si confronta e quando qualcosa non funziona si cerca di risolverlo senza puntare il dito. Sbagliare fa parte del gioco, ma l’importante insomma è imparare.
Come si riesce a bilanciare la passione per la competizione con gli impegni universitari?
Tanta pazienza e qualche caffè in più. In realtà quando ti piace quello che fai riesci a incastrare le due cose. Ovviamente ci sono periodi tosti, magari esami e gare insieme, ma si riescono ad affrontare in qualche modo. E poi alla fine quello che si fa nel team aiuta a capire meglio gli esami e viceversa.
Cosa si apprende, davvero, facendo parte di una squadra come la vostra?
Che il mondo reale è molto spesso diverso dalla teoria, quello che si impara nei corsi. Ci si ritrova a gestire problemi pratici, scelte da prendere al volo, imprevisti, e quindi si impara a lavorare sotto pressione, a comunicare e collaborare per davvero. E quindi sono queste cose qua che all’università… insomma si toccano un po’ meno.
Come gestite il passaggio generazionale tra chi entra e chi lascia il team?
Cerchiamo di non lasciare indietro nessuno, nessuno da solo insomma. Eh, chi è dentro da più tempo affianca i nuovi arrivati, spiega, condivide tutto. Abbiamo una documentazione, ma soprattutto una rete di vecchi membri che noi in gergo chiamiamo “alumni”, e alla fine comunque ci teniamo tutti a lasciare qualcosa per chi viene dopo.
La Formula Uno è il suo obiettivo?
È sicuramente un sogno affascinante, ma non è per forza l’unico traguardo. Quello che sto cercando di fare adesso è imparare il più possibile e mettermi in gioco. E se poi questo un giorno porterà la Formula uno o un’altra realtà innovativa, ben venga. Intanto io mi godo questa esperienza.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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