Luigino Peressini: “Il mio tempo è quello dell’anima”!
Avventuroso e idealista, vede nel significato e nella crescita personale il mezzo per ottenere riconoscimento. Dotato di un forte magnetismo, ama essere al centro dell’attenzione. ‘Conoscere’ è il verbo che meglio lo rappresenta, così come la sua libertà, che non tollera costrizioni. Non ha paura di esprimere le sue opinioni e, sebbene sia un compagno piacevole, la sua natura focosa può renderlo a volte impaziente.
Luigino Peressini, perché ha scelto il fumetto come meccanismo narrativo?
In realtà è stato lui che ha scelto me perché il primo libro Fumetti mi fu proposto come un’iniziativa di un circolo culturale e io non avevo mai disegnato prima Fumetti. È stato però il mezzo che poi mi ha aiutato a fare chiarezza nelle mie idee, a farmi fare un percorso poi anche di conoscenza. E quindi ho imparato molto da questo primo lavoro.
È vero che la disperazione porta a trovare la propria strada?
Io parlo di un tempo dell’anima, un tempo interiore. Ecco, io ho puntato, ho guardato molto più questo del tempo legato all’orologio. Se avessi seguito quello la mia disperazione sarebbe aumentata. Guardando invece il mio tempo interiore ho detto: No, io ho delle capacità e sono sicuro che questo tempo porterà a qualcosa che in futuro mi darà soddisfazione. Dalla disperazione, sono passato a questa scintilla che avevo dentro che poi ha acceso questa apertura al futuro.
Sono sempre le storie il suo punto di partenza?
Direi di sì. Io sono nato in mezzo alle storie fin dall’infanzia perché gli oggetti contenevano storie. Le persone che ascoltavo erano tanti adulti che mi circondavano nei luoghi dove andavo con mio padre a San Daniele, in campagna, tra fattorie, castelli, stalle, cortili e campagna, raccontavano storie. Io coglievo questo senso del racconto della storia ovunque.
In che modo sente la sua vita simile a quella del Barone di Münchhausen?
Ecco, il Barone, più che al libro, penso al film del 1988 di Terry Gilliam, dove mi sono riconosciuto in alcune scene, perché è vero che io parto dallo studio della storia, le fonti, i documenti, quindi da cose consolidate, provate. Però penso che ci voglia qualcosa di iperbolico, di stravagante, di cosa che va anche contro il nostro pensare razionale. E il Barone poi è questo vecchio, con questa divisa meravigliosa. Ecco, io mi sento quando invento le mie storie, così.
Come coglie l’essenza visiva di un racconto?
Allora, a me piace pensare di essere un medium. Poi mi è capitato di incrociare queste mie visioni incoscienti con la parte razionale. Ecco, lì si creava un passaggio, un passaggio proprio da medium, per cui sembrava che i luoghi mi restituissero, mi facessero vedere questa essenza. E questa essenza era quella che sentivo vera, che mi dava l’occasione, lo spunto per poter disegnare, proprio come un medium.
Se dovesse raccontare Udine attraverso una sola illustrazione, quale elemento sceglierebbe?
Allora, io sono molto affezionato all’edificio, alla biblioteca civica a Ioppi, sceglierei quella. Ma non solo perché per l’edificio in sé, per istruzione per quello che c’è dentro, ma perché proprio è un edificio addossato al colle. Quindi in un’illustrazione immaginerei questa biblioteca come una specie di porta all’ingresso ai segreti, al mistero che c’è in questa città.
In che modo l’energia dell’acqua la ricarica?
A me piace andare in due posti in particolare: Sulla Passarella di via Martignacco e in Riva Bartolini. Allora scelgo la roggia e il Canale. Perché l’acqua? Perché mi portano a viaggiare nel paesaggio, perché so da dove arrivano. Su quell’acqua è nata mia madre. Quando io mi affaccio a quest’acqua, non solo per il fluire dell’acqua, ma perché l’energia di quell’acqua è stata anche energia che ha dato l’economia, ha dato sviluppo a Udine.
Nelle sue opere, come bilancia storia, memoria e immaginazione?
Qui ci mettiamo lo studio, anche un’esperienza, parte di esperienza sul campo, ma lo studio. A partire anche da scuola Elementari, un maestro appassionato di storia, lo studio del liceo classico e poi gli studi di architettura, con professori di grande valore che mi hanno dato l’inspirazione e ai quali sempre ritorno. Ecco, sono cose che uno non dimentica, a cui ritorna sempre, dove questo dà anche un ordine alle idee, dà una struttura. Quindi è un lavoro a strati che trova ordine facendo appello alle conoscenze acquisite attraverso gli studi fatti.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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