I giorni seguenti furono un po’ tutti uguali, casa studio casa.
So lavorava tantissimo, la sera Nanà doveva insistere per portarlo via dal suo laboratorio.
Quella sera sarebbe venuto a cena da loro Indi ormai mancava poco, tra una settimana sarebbe stato il primo giorno di primavera, dovevano organizzare l’evento.
Indi arrivò verso mezzanotte con una bottiglia di luppolosa e delle crostatine di farina di riso al Ribes, i tre amici si sedettero a tavola a mangiare le focaccine ai fiori di zucca, che aveva comprato la gufetta, però senza esagerare, volevano lasciare un posticino per i dolcetti.
“Ho un sacco di cose importanti da dire. Il sindaco Resi, ha detto che possiamo organizzare la festa nel grande Prato delle Primule.”
“Ma è magnifico” disse la gufetta piena di entusiasmo, poi rivolgendosi a So aggiunse: “credo sia il giardino più bello del Bosco, si riempie di primule, crocus e soprattutto di violette del pensiero, i miei fiori preferiti … uno spettacolo meraviglioso, talmente bello da non riuscire a trattenere le lacrime.”
“Si vedrai rimarrai senza fiato, è un grande onore non viene mai rilasciato il permesso di utilizzarlo, ma quest’anno la festa sarà un grande evento. Tutti i selvatici sono emozionati di poter ammirare la tua arte”.
So era visibilmente spaventato, era pallido e tremava.
Nanà con l’ala fece una carezza al suo amico e dolcemente disse: “non devi avere paura, andrà tutto bene.”
Il riccio abbracciò forte fortissimo la sua amica con gli occhi arancioni, poi con un filo di voce sussurrò: “e se non piacesse la mia arte? Se mi mandassero via? Come potrei fare senza di te? Ero tanto solo e spaventato prima di incontrarti, ora sarebbe anche peggio, mi sono abituato a stare qui. Ci sei tu che mi aspetti e che mi vuoi bene … morirei se rimanessi solo, morirei non di fame o di freddo, ma di dolore.”
Nanà guardò So era fiduciosa, sentiva che il Bosco avrebbe capito che era una creatura speciale. Poi guardando il suo amico negli occhi aggiunse: “Se il bosco dovesse rifiutarti potremmo andare a vivere da un’altra parte … magari verso la città degli uomini”.
Indi colpì con un pugno forte sul tavolo.
“Se ve ne andate via, verrò con voi” disse serio serio.
I tre si guardarono e cominciarono a ridere, comunque fosse andata la festa di primavera, loro tre sarebbero rimasti sempre insieme.
Ripresero a discutere dell’organizzazione dell’evento, buttarono giù qualche idea, una scaletta per dare un ordine cronologico ai momenti della festa.
Verso le due il pettirosso rientrò al nido, So e Nanà rimasero da soli.
“Veramente se il Bosco non mi volesse verresti via con me? Lo faresti veramente Nanà?”
“Certo che lo farei, Pineta per me è un luogo che accoglie chi sa rispettare le sue regole. Tu sei una creatura buona e tanto sensibile, non c’è nessuno come te qui nel Bosco. Se ti volessero mandare via vorrebbe dire che questo non è più il posto adatto a me. Non potrei più stare qui sapendo che la mia comunità ti ha cacciato”.
La voce della gufetta tradiva dolore mentre pronunciava queste parole poi aggiunse: “Io sento che andrà bene.”
Si abbracciarono forte fortissimo, era arrivato il momento di andare a dormire.
I racconti del riccio So e della gufetta Nanà, è un testo originale di Nicoletta Agosto, la voce narrante è di Renata Bertolas, la produzione e il sound design sono di Michael Hammer.
I racconti del RICCIO SO e della GUFETTA NANA’ li ascolti sulle piattaforme Amazon Music, Spotify, Google Podcast e Apple Podcast