Marco D’Agostini “Sono ancora in viaggio, e me lo sto godendo”.
Forte, ambizioso e strategico, persegue i suoi obiettivi con determinazione. Riservato ma leale, combina profondità emotiva e pragmatismo. Intuitivo e resiliente, può apparire distaccato, ma investe seriamente in ciò che ritiene significativo. Appassionato e responsabile, cerca stabilità e realizzazione in ogni aspetto della vita.
Marco D’Agostini, è la letteratura l’agente scatenante del suo percorso?
Allora sicuramente la letteratura è stata la cosa più importante, da quando l’ho scoperta, prima alle elementari i primi libri, e poi durante l’adolescenza, ho cominciato a coltivare questa passione a cui poi si è affiancata quella del cinema. Quindi oltre alla letteratura, direi la narrazione in generale, sicuramente è stato l’elemento più importante che ha generato una passione.
Ricerca e narrazione rappresentano la sintesi ideale tra il suo ruolo di docente e quello di documentarista?
Sicuramente la narrazione è stata fondamentale importantissima. Questa passione che mi porto dentro ha poi trovato un po’ la sua espressione ulteriore nel fare e il fare era proprio quello della ricerca da una parte e quello del creare delle narrazioni audiovisive. Questa cosa dico sempre, è molto importante per come sono per me è sempre stata importante l’elemento anche della concretezza cioè del creare costruire insomma qualche cosa.
Come sceglie i temi dei suoi documentari?
Le tematiche sono frutto un po dell’osservazione da una parte cioè di quello che mi circonda quindi l’ambiente le cose che accadono le persone che incontro soprattutto alle quali poi unisco anche una riflessione personale e cerco un approfondimento mio, però anche le cose che leggo che studio e mi portano poi alla creazione.
Cosa si può scoprire grazie alla ricerca universitaria in ambito pedagogico?
Si possono scoprire tante cose, si possono approfondire tante cose perché è un mondo ed è un settore davvero molto in evoluzione. E ancora, secondo me tutto da esplorare. Le nuove tecnologie possono permettere ad ognuno di coltivare anche la propria passione, di toccare un’esperienza formativa che sia davvero propria, che sia forte e che non sia solo un’istruzione, cioè un inculcare concetti.
La sua passione per i cammini: dove la sta portando?
Non so bene dove mi stia portando perché sono ancora in viaggio e come spesso accade durante i cammini, sicuramente speri di conoscere la meta, almeno la tappa finale della tua giornata, però cerchi di goderti anche il viaggio, e allora quello che cerco di fare è un po’ guardarmi attorno mentre cammino a respirare e stare a contatto con la natura. E credo che questo, anche a livello così metaforico, sia importante anche nella vita di tutti i giorni.
Quali elementi di Marrakech Express ritiene fondamentali per raccontare una storia autentica?
Ci sono due tre elementi fondamentali. Il primo è quello del viaggio. L’altro, fondamentale è quello dell’amicizia. E poi forse potrei dire un terzo, che è quello della musica. Anche per me la musica è sempre stata molto importante nei lavori che sono riuscito a realizzare ma non solo anche nella vita di tutti i giorni e devo dire che la musica che c’è in Marrakech Express è sicuramente… come dire una musica a me molto molto vicina.
Un documentario su Udine: che titolo potrebbe avere?
Premessa: Io faccio molta fatica a dare i titoli, questo lo sanno anche le persone con cui collaboro e infatti cerco sempre di delegare questa parte. Un documentario su Udine secondo me può essere invece in generale molto interessante perché è una realtà che si conosce ancora poco e ci sono degli aspetti degli angoli delle persone che andrebbero scoperte anche per la loro autenticità e questo ancora manca.
Quale consiglio darebbe a chi desidera intraprendere il suo percorso?
Il mio percorso è stato un continuo tracciare la rotta quotidiana, direi. Non ho mai avuto una meta ben definita, è stato un coltivare le passioni e cercare appunto di trovare il modo che queste potessero diventare anche lavoro. Ed è difficile quindi dare un consiglio. Quello che posso dire è ovviamente cercare di contattare una parte di se stessi che possa darti quella spinta originaria, quella spinta autentica. Cercare di tanto in tanto, magari anche di come si dice spesso, di conoscere se stessi ma non semplicemente così, per una conoscenza, ma anche per cercare di capire come stare bene al mondo.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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