Una notte con il quadro

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So e Nanà
So e Nanà
Una notte con il quadro
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La settimana trascorse frenetica, So era sempre in studio a lavorare. Domani ci sarebbe stata la festa di primavera.

Indi e Nanà avevano lavorato per preparare l’allestimento della mostra, seguendo tutte le indicazioni estremamente dettagliate: un’altra lista lunghissima.

Il riccio aveva costruito un grande tavolo da sistemare a cinque metri esatti dal quadro. Nel lungo elenco c’erano tutte le cose che dovevano essere disposte sul desco, con tanto di disegno e calcolo delle distanze.

Più che una lista era un disegno prospettico, Zummi che si ero reso disponibile per aiutare a portare il tavolo al Prato delle Primule, chiese se una volta finita la festa, avesse potuto tenere quella bellissima grafica.

La vigilia di primavera era una giornata speciale per il Bosco, si respirava aria di festa.

Tutti i selvatici erano elettrizzati, quest’anno l’euforia era al suo massimo, c’erano due grandi eventi da celebrare.

Nanà verso mezzanotte salutò gli amici del Bosco, l’appuntamento era per il giorno dopo alle sei e trenta di sera. Passò per casa riempì un cestino con torta zanzarina e luppolosa, prese due copertine e volò allo studio.

Non aveva mai visto la tela che stava dipingendo il suo amico, ogni volta che arrivava il riccio la copriva con un telo.

“Sono arrivata So, copri il quadro così posso entrare, ho portato la cena.”

“Puoi entrare Nanà”

“Abbiamo organizzato tutto come volevi, seguendo rigorosamente i tuoi appunti”. Appoggiò il cestino a terra sorridendo al suo amico, poi si accorse che la grande opera era lì, davanti ai suoi occhi non era stata nascosta questa volta.

“Volevo fossi la prima a vederla” disse il piccolo riccio trepidante.

Nanà era sopraffatta dall’emozione, non riusciva a parlare, così pianse per la commozione.

“Cosa succede Nanà?” chiese So preoccupato

“Pensi non sia abbastanza per il Bosco?”

La gufetta singhiozzava e sentendo la domanda del riccetto, cominciò a ridere. Piangeva e rideva assieme.

“Oh So, è la cosa più bella che abbia mai visto”. Rispose Nanà abbracciando forte fortissimo il suo amico: “E’ una meraviglia, sei stato bravissimo”.

Il piccolo riccio era visibilmente emozionato, non aveva mai visto la sua amica piangere.

Le lacrime di Nanà erano piene di stupore e di incredulità, era strabiliante come una piccola creatura del bosco sapesse suscitare attraverso un quadro le stesse emozioni, che solo la natura poteva creare con un tramonto o un fiore perfetto.

So prese il cestino chiedendole se volesse mangiare fuori dallo studio, era una notte limpida e stellata con una temperatura piacevole, ma l’amica chiese se fosse possibile cenare davanti al quadro.

Il riccio si sentiva sollevato, non percepiva più la preoccupazione dell’evento, il suo lavoro era piaciuto tantissimo a Nanà, quella per lui, era la sola cosa che contava.

La giornata era volata, era molto tardi, So trovava sempre un pretesto per ritardare il rientro a casa, allora la gufetta ridendo gli disse: “Ho pensato che ti sarebbe piaciuto dormire qui stanotte, insieme alla tua opera così ho portato due copertine da casa, se ti fa piacere rimango a farti compagnia.”

La sua amica come sempre, sapeva meglio di lui ciò di cui aveva bisogno.

“Sono un riccio fortunato, ho una amica dagli occhi arancioni che si prende sempre cura di me. Sono veramente felice che tu sia entrata nella mia vita” disse grato.

Si prepararono per dormire, Nanà non riusciva a smettere di ammirare il quadro, era tanto fiera di presentare un amico così speciale al suo Bosco.


I racconti del riccio So e della gufetta Nanà, è un testo originale di Nicoletta Agosto, la voce narrante è di Renata Bertolas, la produzione e il sound design sono di Michael Hammer.

I racconti del RICCIO SO e della GUFETTA NANA’ li ascolti sulle piattaforme Amazon Music, Spotify, Google Podcast e Apple Podcast

Autore

  • Da bambina voleva diventare una pianista, una trapezista del circo o una Charlie’s Angels... Crescendo le idee sono cambiate tuttavia, sono rimaste sempre confuse. Durante questa lunga ricerca di senso su quale fosse esattamente il suo ruolo nel mondo, ha viaggiato molto, studiato filosofia ed imparato ad amare l’arte. Abita a Udine insieme al marito, alla figlia e al gatto Ortensia.

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