Curiosità e olio di gomito, il giusto accordo di Sebastiano Mesaglio
Determinato, raggiunge i suoi obiettivi grazie a una pianificazione e un’organizzazione meticolose.
La sua naturale impulsività, è equilibrata da un approccio pratico e analitico, che lo porta a considerare attentamente le situazioni, prima di agire.
È un perfezionista per natura, che crede nel duro lavoro per migliorarsi. Affronta le sfide in modo responsabile, stando attento ai déttagli, e senza mai perdere energia ed entusiasmo.
Sebastiano Mesaglio, come nasce la sua passione per la musica classica?
La passione per la musica classica nasce in famiglia. Mio padre è sempre stato un grande appassionato di musica classica. Il pianoforte era già a casa quando era nato. In casa mia è arrivato prima il pianoforte, poi sono arrivato io. E naturalmente, nel momento di scegliere lo strumento, la scelta non poteva che essere quella dello strumento del papà, su cui non vedevo l’ora di mettere le mani.
Perché la definiscono beethoveniano?
Perché ho investito tanto tempo e tante energie nello studio e nella ricerca del repertorio di Beethoven. È un autore che compare nei miei programmi da concerto ed è l’autore a cui ho dedicato il mio primo disco monografico; il mio primo CD. Mi rappresenta molto, ci trovo tantissimo sia a livello musicale sia a livello umano e morale. E dunque, dopo tanto sforzo, dopo tanta ricerca, ritengo di essere anche particolarmente convincente come esecutore.
Lei ha 6 diplomi! Non si finisce mai di imparare?
Non si finisce mai! Diciamo che la curiosità e la voglia di mettersi alla prova deve essere parte integrante di un musicista. Quindi forse adesso a livello accademico mi potrei prendere una pausa perché insomma, già ho già dato tanto, ma sicuramente la voglia di confrontarmi, di imparare da chi ne sa più di me, di chi ha competenze diverse dalle mie, non scomparirà mai.
Che esperienza è stata suonare al concorso di NewYork?
È stat un’esperienza fenomenale e anche un po’ strana allo stesso tempo, nel senso che è successo tutto molto rapidamente e quindi ho affrontato tutto con una certa leggerezza. L’aver suonato da solista con un’orchestra non è una cosa che capita spesso, e averlo fatto in una delle sale più importanti di New York è un motivo di grandissima soddisfazione.
Perché si definisce un artigiano?
È importante il talento, è importante anche l’ispirazione poetica, ma è molto più importante l’olio di gomito. Avere un percorso costante alla tastiera che parte da un’idea e poi piano piano ci si confronta con le difficoltà tecniche, con la propria gestualità, la propria fisicità, la tastiera del pianoforte, appunto. Arrivare dall’idea a un qualcosa di concreto, di vivo, che valga la pena eseguire in pubblico è sì qualcosa di artistico, ma anche una componente artigianale molto importante.
Udine, quali opportunità offre alla musica classica?
Intanto l’istruzione, nel senso che ci sono delle ottime scuole di musica e naturalmente c’è il Conservatorio e questo è già una cosa molto importante. E poi ci sono delle ottime realtà musicali, ovviamente, in primis il Teatro Giovanni da Udine e in più delle varie Associazioni. In ogni caso devo dire che qui in Friuli e a Udine siamo messi molto, ma molto meglio rispetto al resto d’Italia.
Lei insegna al conservatorio. Crede che ci sarà un altro Beethoven?
Beethoven? Forse un po difficile. Certo che nella veste di insegnante quando vedo un ragazzo lo giudico per ciò che vedo e non per ciò che posso immaginare. Un grande talento può sempre nascere. Un nuovo Beethoven? Forse no.
La musica classica, di cosa ha bisogno per essere apprezzata?
Ha bisogno di tempo, che è una cosa che oggi tutti fanno molta fatica ad avere. Non ritengo che sia necessaria un’istruzione per poter godere della musica classica. Non è mai stato così. Oggi viviamo tutti di fretta e non solo per la musica. È difficile prendere del tempo per arricchire se stessi, ma è proprio questo ciò di cui ha bisogno la musica. Prendersi del tempo è sempre un’ottima soluzione, non soltanto per la musica, ma per una crescita personale.
Nelle sue esibizioni c’è poca scena, e molta sostanza. E’ uno stile o un modo di essere?
Io sono una persona che comunica più coi fatti che non con le parole. Potrei essere anche più generoso, più espansivo, più estroverso, ma non è il mio modo di essere, quindi non riesco. Cioè non mi viene nemmeno naturale far qualcosa che non sia in quella direzione.
Sebastiano Mesaglio social
SPOTIFY – FACEBOOK – INSTAGRAM
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la voce sintetica di Vittorio, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
UDINESI DENTRO lo ascolti anche sulle piattaforme Amazon Music, Spotify, Google Podcast, Apple Podcast