
Marco Bortolin: “Gli incontri mi hanno cambiato la vita”.
Curioso e profondo, ha lo sguardo puntato verso l’orizzonte e il cuore ancorato alle emozioni. Insegue sogni lontani, ma non dimentica mai da dove viene. Idealista con una spiccata empatia, ama condividere ciò che scopre, proteggendo chi ama con naturale dolcezza. È il tipo che ti fa ridere e riflettere, capace di ascoltare il vento e sentire ogni sfumatura dell’anima.
Marco Bortolin, cosa significa oggi essere un imprenditore del lusso?
Il lusso praticamente è un’esperienza che nel momento che uno lo ottiene deve portare un giovamento, una gratificazione, deve stare bene. Questo desiderio può essere una cosa come nel mio mondo dei preziosi, può essere anche un qualcosa che uno desidera in quel momento. Il lusso è riuscire a realizzare dei desideri che poi diano un beneficio proprio all’ego, alla persona stessa, ad un aumento anche dell’autostima della stessa persona.
Nel suo mestiere c’è un equilibrio sottile tra scienza e poesia. Lei da che parte pende?
Io pendo dalla parte delle scienze perché c’è una mia razionalità, c’è il discorso che amo e faccio un lavoro bellissimo ma è sempre un’impresa e quindi sono un imprenditore. Come tale devo convivere con i numeri, con la razionalità. La poesia la creo con il mio gruppo di lavoro, quindi è fondamentale vivere in un gruppo di lavoro che riesca a ricreare un equilibrio. Significa anche litigare tra il gruppo, ma è bello così perché il risultato di questo gruppo crea veramente l’equilibrio giusto.
Come vive il passaggio da ciò che ha costruito suo padre a ciò che oggi sta preparando per suo figlio?
Il passaggio sarebbe una continuazione, quindi bisogna creare un’evoluzione. Bisogna evolversi, cambiare in base al mercato. In questo momento la gente ha già parecchio, di conseguenza l’evoluzione è andare sempre alla ricerca di come soddisfare e in questa fase qui anche come realizzare dei desideri, perché non è più che dobbiamo solo stare fermi in negozio per soddisfare, ma dobbiamo anche stimolare il desiderio da parte del cliente.
Quanto conta per lei il concetto di autenticità, sia nei materiali che nelle relazioni?
Allora, io partirei sicuramente dalle relazioni. La relazione per me è schiettezza. Nel lungo periodo questo mio modo di essere, perché è importante essere sempre se stessi e non mai cercare di emulare o inventarsi o recitare, mi ha premiato. E premia anche nel prodotto. Quindi a questo punto la risultante è benissimo essere schietti sempre e i risultati si raccolgono col tempo.
È corretto dire che le sue fondamenta sono la sua famiglia?
La famiglia è un elemento importantissimo. Ti permette di avere un booster, di avere una potenza maggiore nell’energia che metti, cioè metti un’energia 10, la famiglia te la rende 100. In questo momento la mia famiglia è data da mia moglie e mio figlio che lavorano all’interno dell’azienda e mia figlia che invece ha scelto una strada completamente differente e ho ritrovato in loro quello che mi permette di crescere e continuare ad andare avanti e mi dà tanta energia.
Gli incontri hanno avuto un ruolo centrale nella sua storia personale e professionale. Cosa le hanno insegnato?
Gli incontri si hanno soprattutto se uno esce anche dal mondo, esce dal proprio negozio. Mia moglie mi ha insegnato a viaggiare molto e quindi sono uscito dalla bottega per creare a questo punto un’impresa. Ho avuto la fortuna di conoscere delle persone meravigliose, pazzesche, cioè persone che mi hanno dato tanto. Conoscere e frequentare delle persone mi ha permesso di aprire veramente la mia testa e di ispirarmi e portare tante piccole cose all’interno della mia azienda, all’interno della mia vita.
Cosa cercano gli udinesi quando entrano nei suoi negozi?
Gli udinesi sicuramente sono delle persone che ti mettono molto alla prova prima di darti una fiducia, prima di dare una loro apertura. Questo è bello perché una troppa superficialità non crea un rapporto poi anche di lavoro valido.
Se dovesse regalare una gemma per raccontare chi è, quale sceglierebbe e perché?
Io sono gemmologo, quindi proprio è andato nel vivo. La figura che mi piace di più il colore è quello dello smeraldo, perché se guardi al microscopio uno smeraldo, all’interno dello smeraldo, della pietra dello smeraldo, trovi altre pietre. Quindi dentro di te trovi un altro te stesso e questo un po’ mi rappresenta.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
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