Alessandro Russo “Sono meticoloso, ed è più forte di me”!
Energico e sicuro di sé, ama esplorare e allargare i suoi orizzonti. Attratto dalle nuove esperienze, è uno spirito libero che ama condividere. Nei ragionamenti è sempre franco e diretto. Ambizioso, con un forte senso di giustizia, unisce idealismo e determinazione in tutto ciò che fa.
Alessandro Russo, come la ricerca è entrata nella sua vita?
Ma secondo me, probabilmente con la passione per la matematica, visto che mi occupo molto di analisi dei dati, di studiare i dati, la prima scintilla è stata quella, visto che mi è sempre piaciuta fin da piccolo, forse il primo passo è quello. Poi, sono venute altre curiosità, chiaramente maturando, indirizzando anche negli studi verso alcune tematiche, però di fatto il primo passaggio potrei dire che è quello.
Lei da 22 anni lavora in IRES. Cosa la tiene legato a questa impresa sociale?
Faccio un lavoro che mi piace, quindi già questa è una fortuna che è la cosa migliore che si possa fare, secondo me. E poi c’è una grande libertà, c’è la possibilità di sviluppare i propri interessi, le proprie curiosità, appunto. Complessivamente, devo dire, sia mi piace sia c’è un ambiente che permette di perseguire i propri interessi. Non mi posso lamentare da questo punto di vista, tanto è vero che la durata in qualche modo ha un significato alla fine, che forse anche forma in certi… Dopo tanto tempo si può dire che assume un significato importante.
Da ricercatore, quali sono i dati che emergono con più forza nel contesto di Udine?
Per quanto riguarda Udine, ci sono delle tendenze che riscontro in maniera piuttosto accentuata nella nostra città, per esempio le tendenze demografiche. Vedo anche in prospettiva una città dove ci sono sempre più persone anziane, quindi questo ha poi dei riflessi anche su come bisogna pensare al futuro della città, la mobilità, per esempio. E poi, con una componente straniera sempre più importante, però è un fenomeno comunque da gestire, anche questo con intelligenza, e da valorizzare insomma, visto che appunto da un lato siamo sempre di meno e invecchiamo, dall’altro l’unico fenomeno che può invertire la tendenza è proprio l’immigrazione.
In che modo le trasformazioni economiche e produttive stanno influenzando il mercato del lavoro?
Ma diciamo siamo in una fase in cui comunque il lavoro c’è. Chi ha determinate specializzazioni, determinate qualifiche, determinati titoli di studio, può quasi permettersi di scegliere. All’altro lato poi è vero che c’è questa difficoltà delle imprese di trovare i lavoratori, non solo per qualifiche elevate, ma diciamo che il lavoratore o l’aspirante, lavoratore, lavoratrice, ha queste carte anche da giocare. Questo è un punto di vantaggio che possono giocare anche, per esempio, i giovani.
La statistica è spesso definita una scienza esatta: condivide questa affermazione?
Diciamo che le statistiche, i numeri, sono un po’ un arma a doppio taglio, nel senso che sono importanti, perché ci lavoro, quindi è come un po’ passare i fenomeni, la società, un po’ i raggi X. Si ottengono tantissime informazioni, si scannerizzano quasi i fenomeni, però bisogna sapere leggere i dati, perché siamo sommersi e saremo sommersi sempre più da dati, quindi bisogna sapere leggere, interpretare. Sono un’arma è un strumento molto potente, ma bisogna conoscerlo.
Come il suo lavoro di ricerca contribuisce alle politiche pubbliche nella gestione dei fenomeni migratori?
L’ambizione è quella di fornire degli strumenti, quindi di un’elaborazione, un’interpretazione dei dati che possa in generale servire al decisore politico, partire dal conoscere i numeri che ci sono, da conoscere meglio i fenomeni, è sicuramente utile. Poi, chiaramente, aspetta anche la politica prendere delle scelte, ma l’importante è che siano scelte prese anche con una certa cognizione di causa, quindi un piccolo contributo speriamo e spero di darlo anche con il mio e il nostro lavoro all’IRES.
Che impatto ha avuto il suo lavoro nel sensibilizzare cittadini e istituzioni sui dati socioeconomici?
Quando c’è qualche analisi basata sui dati, c’è un interesse. Il fatto di interpretare e cercare di orientare anche le persone su questo mare di dati, spero che sia servito a conoscere e avere contezza di alcuni fenomeni. Quindi quello spero nel mio piccolo, anche di aver dato un contributo e di darlo ancora a un futuro.
Lei è una persona meticolosa. Un vantaggio nel lavoro, ma nella vita privata?
Sicuramente per il tipo di lavoro che faccio è un vantaggio, è importante essere, a volte forse lo sono anche troppo, perché poi nella vita privata la deformazione professionale quindi invade anche i campi della sfera privata, però è più forte di me essendo abituato a lavorare in questo modo.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
UDINESI DENTRO lo ascolti anche sulle piattaforme Amazon Music, Spotify, YouTube Music, Apple Podcast