Cristian Taddio: Credo di avere uno spirito decadente e bohémien

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Cristian Taddio: Credo di avere uno spirito decadente e bohémien

Analitico e meticoloso, cerca l’ordine e l’organizzazione. Riservato, preferisce mantenere una certa distanza emotiva, ma è talmente tenero, che si rompe con un grissino. Razionale e pragmatico, possiede un profondo senso critico. Dedito al lavoro, è attento ai particolari, alla propria salute, e alle persone che ama.

Perché Cristian Taddio desiderava lavorare alla Disney?

Durante la mia infanzia trascorrevo intere giornate al cinema San Giorgio di Udine, dove venivano proiettati i film di animazione di Walt Disney, che erano frutto del lavoro di grandi maestri illustratori. Questa passione mi ha spinto a frequentare l’Istituto d’Arte, con il sogno di lavorare un giorno nel campo artistico e magari realizzare il mio desiderio americano, di entrare a far parte della Walt Disney Studios.

A Los Angeles, ha realizzato il suo sogno?

Nel 1991 mi sono trasferito a Los Angeles e tra le prime azioni compiute c’è stata la presentazione alla Walt Disney Studios. Però non sono stato assunto a causa della mancanza della Green Card. Successivamente ho trovato lavoro come grafico freelance in un’agenzia di comunicazione locale, sempre a Burbank, nella zona di della Walt Disney Studios. Devo dire che è stata un’esperienza molto formativa che ha arricchito il mio percorso professionale, soprattutto grazie anche alle molteplici opportunità che una metropoli come Los Angeles, può offrire in confronto a una città di provincia come Udine.

Cosa ha significato per lei tornare a Udine?

Sono ritornato a Udine per motivi personali, principalmente per motivi sentimentali. Il riadattamento è stata un’esperienza traumatica. Mi sentivo come un estraneo in un ambiente familiare. Mentre cercavo di progettare nuovamente il mio futuro, mi sembrava che tutta la città fosse ridotta a piccole dimensioni, rispetto ai grandi spazi che c’erano a Los Angeles. Tuttavia, l’esperienza acquisita negli Stati Uniti ha notevolmente influito nel mio bagaglio professionale, me l’ha arricchito, e questo mi ha agevolato molto nel reinserimento nel settore della grafica e della comunicazione, sia a livello locale che nazionale.

Cosa le ha insegnato l’operazione al cuore?

A 35 anni ho scoperto di avere una patologia cardiaca congenita che ha portato nel 2013 a un intervento a cuore aperto. Accettare la mia condizione è stata un percorso difficile, e spesso mi sono trovato anche in momenti di frustrazione. Però questa esperienza mi ha insegnato l’importanza di trovare soprattutto la forza interiore, di riconoscere chi mi ama veramente, di ridimensionare le preoccupazioni che prima consideravo importanti, e soprattutto di comprendere che la salute è il bene più prezioso. Non è una banalità, è così.

Lei si definisce un esteta. Come possiamo definire Udine da questa prospettiva?

Dal mio punto di vista le città narrano la storia principalmente attraverso l’architettura, e credo che Udine abbia un bellissimo centro storico. Nel passato, credo, sono stati commessi degli errori demolendo edifici storici come Palazzo Eden, il cui mantenimento avrebbe conferito alla città un fascino decisamente differente. Per quanto riguarda invece l’architettura più contemporanea, ci sono edifici interessanti e ristrutturazioni ben riuscite, ad esempio come Porta Torriani. Riguardo invece alla qualità della vita la ritengo buona, ma Udine ha bisogno di essere rivitalizzata, specialmente nel centro storico.

Si dice che l’abito non faccia il monaco, ma lei sembra dare importanza al suo stile.

Essendo figlio di una sarta, ho trascorso la mia infanzia e adolescenza immerso in un ambiente creativo, fatto di stoffe e colori, il che si riflette nel mio lavoro attuale. Da giovane ero molto eccentrico e sperimentavo molto col mio stile personale. Credo di avere uno spirito decadente e bohémien. Un tratto che ha influenzato la mia vita, nel bene, e nel male.

Definisca la sua vita con tre aggettivi.

Creativa, ambiziosa e imprevedibile.


UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la voce sintetica di Vittorio, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.

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Autore

  • Michele Menegon

    Se indossi una maschera che funziona, è ora di cambiarla! A 18 anni entro a far parte dello staff di una radio locale e nel 1989 approdo a Radio Italia Network. Ideatore del programma radiofonico techno Master Quick, tra il 1992 e il 1995 produco alcuni dischi, il più famoso dei quali è Barraca Destroy. Nel 1996 divento Direttore Artistico di Radio Italia Network e sono il primo in Italia a credere che la gestione e la messa in onda della radio dovessero passare attraverso i computer. Nel 2000 entro nella casa discografica Hit Mania come Direttore Generale, lanciando il fenomeno Lùnapop. Nel 2001 torno alla radio per seguire lo start-up del progetto Radio LifeGate. Dal 2002 al 2007 mi occupo di consulenza artistica per agenzie pubblicitarie e web company, e in parallelo entro nel mondo del fitness, ottenendo diverse certificazioni: dal Pilates al Rowing, dallo Spinning al Bose ecc. Dal 2008 sono Product Manager di Music Master, il software leader mondiale per la programmazione radio-televisiva. Nel 2011 costruisco con Alessandro Bellicini il progetto digitale di Golf Today, seguito poi dalle testate Amadeus e Sci. Nel 2019 portiamo il know-how all’editore Publimaster per le testate Golf & Turismo e Sciare. Nel 2021 fondiamo 3Mind, con cui nasce il progetto Notizie Golf, che lascio nel 2022. Nel 2023 lancio il progetto Udine Podcast, con l’obiettivo di produrre podcast realizzati da udinesi. Il primo è Udinesi Dentro, ma oggi la piattaforma ospita anche: Manca il Sale di Annalisa Sandri I racconti di So e Nanà di Nicoletta Agosto DiscoSauro di Alessandro De Cillia Radici in Stoffa di Silvia Cacitti Spazio Comune, realizzato per l’azienda Chiurlo. Lo sport ha preso il sopravvento e sono diventato un triathleta. Un cancro, nel 2019, avrebbe potuto fermare tutto, ma grazie al reparto di oncologia di Udine sono ancora qui — con il mio tumore — a raccontare un’altra storia. Obiettivi futuri? Completare un Ironman prima dei 60 anni e costruire una palestra radiofonica dove insegnare ai ragazzi a fare radio libera! Lo so, sono progetti utopici. Ma bellissimi.

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