Gianpaolo Carbonetto: A Udine il pluralismo è in grave pericolo!

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Gianpaolo Carbonetto: “A Udine il pluralismo è in grave pericolo!

Triestino di nascita, dopo 40 anni al Messaggero Veneto, è un udinese a tutti gli effetti. Dallo spirito militante e partecipativo, sceglie la scrittura come forma di comunicazione. Sono le parole che danno forma e sostanza ai suoi pensieri, e alle sue idee, mai banali, e mai scontate. Coerente, è un uomo libero, che guarda fiero la vita, dritto negli occhi.

Eppure, Gianpaolo Carbonetto, dopo 50 anni di parole scritte, lei, ha ancora delle cose da dire?

Se ne potrebbe fare più d’uno al giorno di Eppure, anche con tutto quello che succede a Udine, in Italia e all’estero, di cose non ne mancano assolutamente. Anche perché poi le considerazioni da fare ce ne sono tante e tutte portano a scoprire sfaccettature che di solito non si notano.

A Lei, quale tipo di giornalismo piace?

Il giornalismo è giornalismo, secondo me. Non è che ci siano svariati tipi di giornalismo, ce ne sono due il giornalismo diciamo onesto e il giornalismo non troppo onesto. Ovviamente preferisco quello onesto.

Come giudica l’attuale informazione a Udine?

Abbastanza addormentata in qualche maniera. Non è la peggiore in giro per l’Italia, assolutamente. Ma non è neppure la migliore.

Dei suoi 40 anni al Messaggero Veneto, di cosa va più orgoglioso?

Ma io devo dire che la mia storia al Messaggero Veneto è piena di gioie, molto più che di dolori o fastidi. La cosa di cui vado più orgoglioso, comunque, è l’ideazione e la fondazione del Messaggero della Scuola, che quest’anno compie 25 anni, e che ha avuto un successo che negli altri giornali in Italia non ha mai avuto. Per un motivo semplicissimo, che nelle pagine della scuola, negli altri giornali scrivevano tutti meno che gli studenti, nelle pagine del Messaggero scrivono esclusivamente gli studenti.

Qual è la differenza tra, la libertà di stampa e la libertà di parola?

La libertà di parola, se manca, è un indice estremamente chiaro che non va la società, che c’è qualcosa di dittatoriale o comunque di autoritario che funziona. La libertà di stampa ha due nemici invece; il primo è la censura che arriva dal di fuori per imposizione diretta dell’autorità o per caldo consiglio, chiamiamolo così, dell’editore. Il secondo pericolo è l’autocensura, che nel nostro mestiere purtroppo esiste ed è anche abbastanza diffusa. Piuttosto che far dispiacere a qualcuno, si preferisce evitare l’argomento.

A Udine è in pericolo, la libertà di stampa o il pluralismo?

No, la libertà di stampa, direi di no. Il pluralismo più che essere in pericolo, e in grave pericolo. La scomparsa di pluralismo è un grosso pericolo per per il pluralismo stesso. Il fatto che tante testate siano riunite sotto un’unica direzione e che questa direzione tra l’altro non si trovi neanche qui ma si trovi nel Veneto, dove gli interessi sono legittimamente diversi, mette fortemente in crisi la funzione sociale dei giornali.

Nella crisi dell’editoria, ritiene che i giornalisti abbiano delle responsabilità?

Assolutamente sì. Sono responsabilità di vario tipo. Di tipo deontologico soprattutto perché ci dovrebbe essere una polizia interna, ci dovrebbe essere una funzione di auto sorveglianza interna.

Pensa che al giorno d’oggi ci sia più bisogno, di silenzio o di rumore?

Assolutamente di rumore. Il silenzio è una parola stupida perché non può aiutare in nessuna maniera. Può aiutare sicuramente la gerarchia. Coloro che non vogliono essere contraddetti. Ma il rumore è importante e non è un rumore soltanto fatto di parole. Quello è sicuramente il più potente come arma di difesa. Ma il rumore indica anche un qualunque suono e quindi anche la protesta delle donne di questi giorni si richiama proprio al fatto che bisogna che la gente senta che qualcuno è in disaccordo. Essere in disaccordo e stare zitti. Mi ricorda molto quella frase di don Milani che diceva: “A cosa serve avere le mani pulite se le si tiene in tasca”.

Gianpaolo Carbonetto su FaceBookEPPURE il Blog di Gianpaolo Carbonetto


UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la voce sintetica di Vittorio, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.

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Autore

  • Se indossi una maschera che funziona, è ora di cambiarla! A 18 anni entro a far parte dello staff di una radio locale e nel 1989 sono a lavorare per RADIO ITALIA NETWORK. Ideatore del programma radiofonico techno MASTER QUICK tra il 1992 e il 1995 produco alcuni dischi: il più famoso è BARRACA DESTROY. Divento Direttore Artistico di RADIO ITALIA NETWORK nel 1996 e fui il primo in Italia a credere che la gestione e la messa in onda della radio dovessero avvenire attraverso i computer. Nel 2000 approdo alla casa discografica HIT MANIA in qualità di direttore generale lanciando il fenomeno LUNA POP. Nel 2001 ritorno alla radio e seguo lo start up del progetto RADIO LIFE GATE. Dal 2002 al 2007 mi occupo di consulenza artistica per agenzie pubblicitarie e web company e parallelamente entro nel mondo del fitness ottenendo diverse certificazioni, dal Pilates al Rowing, dallo Spinning al BOSE ecc. Dal 2008 sono Product Manager del prodotto leader nel mondo per la programmazione radio-televisiva MUSIC MASTER. Nel 2011 costruisco assieme ad Alessandro Bellicini il progetto digitale di GOLF TODAY e in seguito per le testate AMADEUS e SCI. Nel 2019 portiamo il know-how all’editore PUBLIMASTER per le testate GOLF&TURISMO e SCIARE. Nel 2021 fondiamo la 3Mind che realizza il progetto NOTIZIE GOLF che poi lascio nel 2022. Lo sport ha preso il sopravvento e sono diventato un Triathleta! Un cancro nel 2019 avrebbe potuto fermare tutto, ma grazie al reparto oncologico di Udine sono ancora qui, con il mio tumore, a raccontare un'altra storia. Obiettivi futuri? Un Iroman prima dei 60 anni e costruire una palestra radiofonica dove insegnare ai ragazzi a fare la radio libera! Lo so, sono progetti utopistici, ma bellissimi.

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