Giacomo Passoni: “Ogni giorno sono alla ricerca della coerenza perfetta”

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Giacomo Passoni: “Ogni giorno sono alla ricerca della coerenza perfetta”

Intenso e profondo, affronta la vita con passione. Fervore e dedizione, sono le sue regole per superare le sfide. Abile nel percepire le sottili dinamiche delle relazioni, è orientato alla protezione e alla cura degli altri. Devoto alla famiglia, ogni giorno, è in costante ricerca di sé stesso.

Giacomo Passoni, chi l’ha spinta a diventare fisioterapista?

Diventare fisioterapista mi hanno spinto i miei genitori. Quindi in realtà è stato più una fortuna perché mi hanno spinto a diventare quello che attualmente reputo però un lavoro che amo, quindi potrei dire che in realtà mi ha spinto poi a ridiventare fisioterapista, quando ho potuto sceglierlo io, il fatto di poter essere d’aiuto nella vita delle persone, nell’aiutare le persone a prendersi cura di sé.

Perché attribuisce tanta importanza alla crescita personale?

Credo che la crescita personale sia tutto nella vita di una persona. Per ognuno la persona più importante è se stesso. Se noi esistiamo prima di tutto per noi, possiamo poi essere un riferimento per gli altri. Per cui credo che la crescita personale sia essenziale, perché è la cosa più importante, quella che ci permette di esistere prima di tutto per noi e soprattutto di imparare ad ascoltare quelle che sono le nostre reali esigenze, il nostro stare bene che poi può diventare strumento da donare agli altri.

Dal suo osservatorio, come descriverebbe lo stato di benessere degli udinesi?

La qualità di vita a Udine è una qualità di vita buona, ma c’è ancora tantissimo da lavorare sul tema della salute. Se consideriamo quelli che sono gli elementi fondamentali della salute, ovvero l’alimentazione, l’approccio mentale alle cose, il sonno, l’attività sportiva, beh, credo che un buon 80% degli udinesi debba ancora partire da questo punto di vista. Non voglio essere eccessivamente negativo, tagliente, però questo è un problema ampio da cui Udine non si esime assolutamente.

Cosa ha imparato camminando nel deserto?

Ho imparato fondamentalmente due cose. La prima è rendere consapevole ciò che noi siamo all’interno di questa nostra terra dell’universo, ovvero poco, nel senso che osservando il deserto e la sua immensità mi sono reso conto di quanto piccolo io sia. E se apparentemente questa cosa può sembrare una cosa che sminuisce la persona, in realtà ci rende molto liberi, perché ci rende liberi di comprendere che possiamo essere noi stessi senza che questo diventi oggetto di giudizio da parte di tutti gli altri. La seconda cosa che ho imparato è quella di tagliare le cose superflue, imparare a tagliare tutto ciò che non serve, imparare a riportare le cose alla loro essenza primaria. Su questo il deserto è stato, credo, il più grande insegnante che io potessi avere.

Per lei, qual’è il significato del verbo reagire?

Parto dal presupposto che il verbo reagire nel suo significato di reagire in risposta a qualcosa non mi fa impazzire. Io nel verbo reagire vedo più un significato di scelta. Ogni cosa può diventare una possibilità, per cui il significato del verbo reagire è possibilità di scegliere come io vivrò e reagirò a quell’evento.

Potrebbe condividere tre consigli per evitare di diventare suoi pazienti?

Tre consigli, tre parole: movimento, accettazione, amore. Muovetevi di più, muovetevi meglio, muovetevi quanto più potete, Accertatevi per come siete. Accettate gli altri. Accettate che le cose non vadano sempre nella vostra direzione e amatevi sempre. Amate voi stessi. Amate gli altri, perché siamo speciali tutti.

Quanto la coerenza incide nella sua vita quotidiana?

Tantissimo. La coerenza è un elemento per me fondamentale. Non sempre sono così bravo, ma ho imparato anche ad accettarmi quando non riesco ad essere così coerente e questo mi permette di essere ogni giorno alla ricerca della coerenza perfetta.

Crede ancora nella regola dell’amico?

Con molta amarezza No, mi tocca bocciare la regola dell’amico, seppur è stata per me, in giovane età, un credo fondamentale. Ad oggi anche mia moglie è un mio amico, potrei dire anche il contrario, anche un mio amico è mia moglie. Con una piccola differenza, ovvero che con l’amico non vado così a fondo nei legami.


UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la voce sintetica di Vittorio, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.

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Autore

  • Michele Menegon

    Se indossi una maschera che funziona, è ora di cambiarla! A 18 anni entro a far parte dello staff di una radio locale e nel 1989 approdo a Radio Italia Network. Ideatore del programma radiofonico techno Master Quick, tra il 1992 e il 1995 produco alcuni dischi, il più famoso dei quali è Barraca Destroy. Nel 1996 divento Direttore Artistico di Radio Italia Network e sono il primo in Italia a credere che la gestione e la messa in onda della radio dovessero passare attraverso i computer. Nel 2000 entro nella casa discografica Hit Mania come Direttore Generale, lanciando il fenomeno Lùnapop. Nel 2001 torno alla radio per seguire lo start-up del progetto Radio LifeGate. Dal 2002 al 2007 mi occupo di consulenza artistica per agenzie pubblicitarie e web company, e in parallelo entro nel mondo del fitness, ottenendo diverse certificazioni: dal Pilates al Rowing, dallo Spinning al Bose ecc. Dal 2008 sono Product Manager di Music Master, il software leader mondiale per la programmazione radio-televisiva. Nel 2011 costruisco con Alessandro Bellicini il progetto digitale di Golf Today, seguito poi dalle testate Amadeus e Sci. Nel 2019 portiamo il know-how all’editore Publimaster per le testate Golf & Turismo e Sciare. Nel 2021 fondiamo 3Mind, con cui nasce il progetto Notizie Golf, che lascio nel 2022. Nel 2023 lancio il progetto Udine Podcast, con l’obiettivo di produrre podcast realizzati da udinesi. Il primo è Udinesi Dentro, ma oggi la piattaforma ospita anche: Manca il Sale di Annalisa Sandri I racconti di So e Nanà di Nicoletta Agosto DiscoSauro di Alessandro De Cillia Radici in Stoffa di Silvia Cacitti Spazio Comune, realizzato per l’azienda Chiurlo. Lo sport ha preso il sopravvento e sono diventato un triathleta. Un cancro, nel 2019, avrebbe potuto fermare tutto, ma grazie al reparto di oncologia di Udine sono ancora qui — con il mio tumore — a raccontare un’altra storia. Obiettivi futuri? Completare un Ironman prima dei 60 anni e costruire una palestra radiofonica dove insegnare ai ragazzi a fare radio libera! Lo so, sono progetti utopici. Ma bellissimi.

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