Una interminabile lista

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So e Nanà
Una interminabile lista
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Il riccio buttò giù una lista lunghissima, quando la gufetta la srotolò per leggerla, sembrava non avesse fine.

Non sarebbe stato facile reperire tutto quel materiale da sola, aveva bisogno di aiuto.

Volò alla locanda, Indi e Silena avevano fatto pace, nessun piatto era stato rotto. Il pettirosso le andò in contro sorridendo, si abbracciarono forte fortissimo, le disse che quella sera non avrebbe suonato, il lupo Manai era ammalato.

“Magnifico” disse Nanà illuminandosi.

“Non intendevo dire che sono contenta che Manai sia ammalato, sono felice che tu sia libero, così potrai aiutarmi con questa lista”. Puntualizzò la gufetta, srotolando quel lunghissimo papiro.

“Solo queste due cose devi prendere?” commentò l’amico, sbellicandosi alla vista di quell’ interminabile elenco.

“Non preoccuparti ti aiuterò volentieri.”

Inizialmente avevano pensato di dividersi i compiti, ma il materiale era troppo, dovevano per forza volta per volta portarlo al laboratorio.

“Cominciamo con il papiro, dobbiamo prenderne tantissimo, forse dovremo fare due viaggi per riuscire a portare tutto” disse Indi cercando di dare un ordine logico al loro lavoro.

“Andiamo alla Palude di BricBrac, è pieno di papiro laggiù” propose la gufetta.

“Non mi sarebbe mai venuta in mente, è da tantissimo tempo che non ci vado, credo di esserci stato l’ultima volta insieme a te per il compleanno del merlo Macché, ti ricordi Nanà? Abbiamo ballato tutta la festa, suonavano tutte le cicale, che bella serata” sospirò il pettirosso.

“Posso farti una domanda personale? Ma tu devi essere sincero altrimenti preferisco non fartela.”

“Sono sempre sincero con te, sei l’unica creatura del Bosco che mi conosca veramente. Puoi chiedermi ciò che desideri.”

“La domanda è molto semplice. Sei Felice Amico mio?”

Indi guardò i grandi occhi arancioni di Nanà, sorridendo abbassò lo sguardo a terra, fece un lungo respiro poi cominciò a parlare.

“Ho nostalgia di te. Mi mancano le nostre chiacchierate, le serate a parlare di musica, il tempo trascorso insieme. Ti sembrerò ridicolo, ma ho provato tanta acredine nei confronti di So, ero geloso al pensiero che tu potessi sostituirmi con un altro amico” rispose sinceramente il pettirosso, era sempre stato un animale trasparente.

“Mi dispiace se ti sei sentito trascurato, non mi sono mai allontanata da te, tu sei un amico indispensabile.”

Indi sorrideva, capiva che le sue preoccupazioni erano infondate, la sua amica era la stessa gufetta di sempre, nulla era cambiato.

“Prima tappa Palude BricBrac” disse il pettirosso all’amica che annuì con la testa.

In un battibaleno erano già in volo in missione per conto di So.

Raccolsero moltissimi steli di papiro, servirono tre viaggi per riuscire a portare tutto al laboratorio.

Poi fu la volta delle bacche, delle spezie, dei fiori, insomma tutta la cromia presente nella natura, i materiali perfetti per ricavare pigmenti di colore.

“A cosa servono le uova?  Una dozzina di uova?” domandò il pettirosso allibito.

“Servono da legante, altrimenti i colori si seccano subito e si sbriciolano” rispose seria la gufetta.

“Dove le troviamo tutte queste uova? Hai qualche idea Nanà”

“Potremmo chiedere, ai fratelli Troc, in pasticceria le avranno senz’altro. In ogni caso ci sapranno suggerire una soluzione.”

Andarono al forno dei topini, Davi Troc stava scaricando il carretto pieno di farina, suo fratello Seba stava aiutando Resi a portare le buste della spesa. Nanà chiese subito dove trovare una dozzina di uova.

“A che ti servono?” chiese curiosa la volpe Resi.

“Per il legante” rispose rapido il pettirosso.

La volpe finse di capire: “a certo il legante come ho fatto a non pensarci”.

Le piaceva far credere di sapere tutto, ma appena tornava a casa, chiedeva spiegazioni a Quirc, che diciamoci la verità, era veramente molto erudito.

Al papero interessava essere informato, era curioso e si appassionava di tutto ciò che non conosceva, era un animale semplice e umile, nonostante fosse il selvatico più intelligente e preparato del Bosco.

Nel frattempo, Davi Troc era entrato in pasticceria per prendere le uova, ne aveva solo sei, ma la informò che quando gli capitava di rimanere senza, andava sempre dalle lucertole alla Roccia Prendilsole.

Naturalmente era possibile trovarle lì solo nelle ore più calde.

“Io di solito vado verso le due di pomeriggio, a quell’ora sono tutte distese al sole. Chiedi di Lac, è una lucertola molto gentile, digli che sei mia amica ti aiuterà sicuramente” disse Davi porgendogli il pacchetto con le uova.

La gufetta ringraziò con un sorriso i topini, i due amici dovevano ancora raccogliere legna di tutte le misure e forme, delle foglie raspose, del muschio, alcune pietre calcaree, infine piume grandi, medie, e piccole.

“Questa lista sembra non finire mai” sottolineò Indi ridendo.

Arrivati in studio trovarono So che stava lavorando gli steli di papiro.

“Lo sapevate che con un pezzo da 30 centimetri di canna potete ottenere un foglio lungo il doppio?” Spiegò felice ai due amici.

Sbucciò lo strato esterno della canna con un sasso appuntito, poi un’incisione per il senso della lunghezza, ed infine tante striscioline dello stesso spessore e misura.

“Basta mettere le strisce in ammollo nell’acqua per tre giorni, poi le sistemi su un grande piano e le schiacci per far uscire l’acqua, appoggi il tutto tra due tavole pesanti e il tuo foglio è pronto, basta dargli la forma che vuoi. Forte vero”

Il piccolo riccio era felice, gli piaceva lavorare i materiali, trasformandoli.

“So abbiamo trovato solo sei uova, domani andrò alla roccia Prendilsole, le lucertole ne hanno sempre una scorta. Ti va di fare una pausa, poi noi ricominciamo con la lista?” propose la gufetta.

I tre amici erano tutti d’accordo, una pausa-merendina, era quello che ci voleva.

Indi chiese a So di sottolineare le cose che gli servivano sùbito, la lista era troppo lunga, non sarebbero riusciti a reperire tutto quella notte. Chiacchierarono mangiando alcuni biscottini e della frutta, ma appena finito, si rimisero tutti e tre subito al lavoro.

Indi guardò l’elenco, erano sottolineati: foglie raspose, muschio, piume, e pietre.

“Piume medie e piume piccole, non saranno un grande problema” disse il pettirosso togliendosene una.

“Detesto togliermi le piume fuori stagione” protestò la gufetta.

“Senti pensavo che a Nord di Pineta, c’è il giardino Ombrosetto, troveremo metà del materiale, non è vicinissimo ma potremo preparare tutto il materiale e in due viaggi forse ce la facciamo.”

“Nanà dovrai farmi strada tu, con quel buio mi perdo sempre da quelle parti.”

Il giardino Ombrosetto era una zona di Pineta che non piaceva molto ai selvatici. Era un luogo cupo dove si respirava un’atmosfera spaventosa, probabilmente per il fatto che fosse sempre buio anche di giorno.

“Questo posto mi da i brividi” sentenziò il pettirosso ma la sua amica aveva ragione, era pieno di foglie raspose e muschio.

Cominciarono a raggruppare il materiale che raccoglievano.

“Quanto muschio dobbiamo prendere? Cosa dice la Lista? chiese Nanà.

“Tre sacchi colmi” rispose Indi leggendo a voce alta l’elenco.

C’erano anche dei sassi molto appuntiti, la gufetta era molto soddisfatta.

Cominciavano ad essere stanchi, avevano fatto due viaggi, e non avevano ancora finito.

Indi si accorse che la sua compagna di avventura non ce la faceva più dalla fatica, prese le borse più pesanti e disse: “ultimo sforzo Amica mia, poi ce ne andiamo a dormire.”

Arrivarono in studio, anche So si accorse che qualcosa non andava.

“Cosa succede Nanà? Ti senti male?”.

“E’ tanto stanca, bisogna che vada a dormire.”

“Certo” disse il riccio portando in studio i sacchetti che aveva portato la sua amica. Poi chiuse la porta del laboratorio e aggiunse rivolto al pettirosso: “Non preoccuparti, le preparerò qualcosa da mangiare e poi subito a riposare”.

Indi afferrò gli anelli dell’altalena da viaggio.

“Stasera voli con me”.

Il riccetto si accomodò e volarono subito a casa.


I racconti del riccio So e della gufetta Nanà, è un testo originale di Nicoletta Agosto, la voce narrante è di Renata Bertolas, la produzione e il sound design sono di Michael Hammer.

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Da bambina voleva diventare una pianista, una trapezista del circo o una Charlie’s Angels...
Crescendo le idee sono cambiate tuttavia, sono rimaste sempre confuse.
Durante questa lunga ricerca di senso su quale fosse esattamente il suo ruolo nel mondo, ha viaggiato molto, studiato filosofia ed imparato ad amare l’arte.
Abita a Udine insieme al marito, alla figlia e al gatto Ortensia.