Francesca Medioli (Presidente dell’Università Popolare di Udine) : È importante accogliere le nuove sfide con obiettività e senza paura.
foto di Angelica Sisti
È una persona che unisce pragmatismo e sensibilità estetica. Organizzata e precisa, affronta ogni compito con un occhio attento ai dettagli. Ama circondarsi di armonia e bellezza, cercando sempre il giusto equilibrio nelle relazioni e nella vita quotidiana. Diplomazia e senso della giustizia guidano il suo approccio agli altri, bilanciando logica e creatività con naturale eleganza.
Francesca Medioli, è corretto affermare che ha scelto Udine per amore?
Sì, corretto. Ho sposato un Udinese doc che è Pietro Valle, però il Friuli era già familiare, non noto ma familiare, nel senso che mio nonno aveva costruito l’inglorioso vallo dell’Littorio nel 1939, mio padre aveva costruito gli hangar antiatomici ad Aviano e mia madre, che era la prima psicologa di Parma, lavorava con “Matti da slegare”, Basaglia, eccetera, fra Gorizia e Trieste.
Da storica, come definirebbe il ruolo della memoria nell’elaborazione di un’identità collettiva?
Fondamentale, ma purtroppo oggi fallace, considerata anche futile. Lo si vede coi cimiteri che sono diventati deserti e non curati, da un punto di vista personale. Da un punto di vista collettivo, si sente di tutto e di più. E questa perdita non solo della memoria, che è una cosa, ma della storia, è quanto di più pericoloso io possa immaginare in questo momento storico.
Lei è un’ottima cuoca: quali sono i suoi ingredienti segreti?
Grazie al complimento, non so se sono un’ottima cuoca. E non ci sono ingredienti segreti, ci sono ottimi ingredienti, ci sono i trucchi, le cose che vengono insegnate. Io ho avuto una grande maestra, la cuoca di mio zio, Valdostana, che era stata cuoca in casa Hemingway, per cui, non so, per esempio su soufflé non bisogna mai aprire lo sportello mentre cuociono.
Come l’Università Popolare di Udine dialoga con il territorio?
Io penso che dialoghi. Va detto come premessa che l’Università Popolare è un’antica istituzione data dal 1901. Una volta dava dei corsi, adesso non li dà più, fa delle conferenze. I corsi le fanno le altre due università per la Terza Età e della Liberetà e Udine è l’unica città che ha tre istituzioni di questo tipo. La nostra vocazione è di creare un surplus, diciamo così, culturale su specifici argomenti in modo da dare a chi è interessato un insight su quel tema specifico in un’epoca in cui c’è di tutto e di più ma c’è anche molta confusione.
Secondo lei, Udine può essere definita una città di cultura?
Certamente una città con delle tradizioni culturali forti. Penso a Fermo Solari, a Loris Fortuna, che benedico tutti i giorni per averci dato il divorzio, anche a Gino Valle. Erano delle menti illuminate a servizio della comunità e penso che questa tradizione continui. Secondo me c’è un problema di parcellizzazione che ho fatto presente al nostro Assessore Pirone, il quale mi ha promesso di costruire un sito per cui il giovedì, che è il giorno dell’Università Popolare gli Udinesi sappiano che c’è l’Università Popolare e anche delle altre cose, ma non tutte sovrapposte.
Perché è importante mantenere la mente aperta?
È importantissimo per accogliere le nuove sfide con obiettività e senza paura. Detto questo, ci sono vari modi e appunto le nostre conferenze che danno un insight specifico su un determinato argomento possono servire a questo.
Lei ha viaggiato e vissuto all’estero, cosa la emoziona di più?
Mi emoziona di più il viaggio, che è tutto. Dal momento in cui si sale in aereo, si parla col vicino, al momento in cui si assaggiano dei nuovi cibi di cui non si immaginavano i sapori. Certamente è la felicità della scoperta, che è anche nel mio mestiere di storica, ed è la felicità di vedere, sentire, toccare cose altre, perché il nostro problema di adesso è che vediamo tutto sul video e basta.
“Farò quel che dovrò, accadrà quel che potrà”: è questo il suo mantra?
Sì, ed è un mantra faticosissimo perché sono io che fisso l’asticella e poi devo starci dietro. Però penso che sia un mantra laico e l’unico punto di riferimento che abbiamo adesso nel momento in cui un Paese estremamente cattolico come è stata l’Italia non lo è più e non c’è più una bussola generalizzata in quelli che sono stati i dieci comandamenti, che sono validi anche per i laici, naturalmente.
UDINESI DENTRO è un podcast originale di Michele Menegon, la voce della sigla è di Gianmarco Ceconi, la musica di Massimo Cum, la post produzione e il sound design di Michael Hammer.
UDINESI DENTRO lo ascolti anche sulle piattaforme Amazon Music, Spotify, YouTube Music, Apple Podcast